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Microplastiche nei laghi: nel Sebino e Verbano le più alte concentrazioni

La plastica minaccia le acque dei nostri laghi. A rivelarlo sono i risultati dei campionamenti effettuati nel mese di luglio dall’equipaggio di Goletta dei laghi, la campagna itinerante di Legambiente – realizzata in collaborazione con COOU, consorzio obbligatorio degli oli esausti e Novamont – che da 11 edizioni denuncia le principali criticità che minacciano i bacini lacustri italiani.

Nel Sebino, Lario, Verbano e Benaco per la prima volta in Italia, accanto al monitoraggio della presenza di inquinamento da batteri di origine fecale, è stato condotto anche un campionamento di microplastiche. I campioni prelevati dell’equipaggio di Goletta dei laghi nei principali laghi del nord Italia sono stati sottoposti a indagini di laboratorio e hanno rivelato la presenza di microparticelle plastiche in tutti i prelievi effettuati. I laghi in cui sono state trovate più particelle sono l’Iseo e il Maggiore, con valori medi di densità di 40.396 e 39.368 particelle su chilometro quadrato di superficie campionata, seguiti dal lago di Garda con 25.259 particelle su chilometro quadrato. La sezione lacustre a maggiore densità di microlitter è risultata la porzione del Verbano che va da Arona (No) ad Angera (Va), zona in cui confluiscono le correnti verso l’uscita. Mancano all’appello i risultati relativi all’indagine effettuata sul Lario, ma fattori inficianti hanno reso impossibile l’utilizzo in laboratorio dei campioni raccolti nell’estate 2016. 

“È con grande soddisfazione che presentiamo i risultati di questo lavoro che per la prima volta aggiunge alle analisi microbiologiche un’indagine mirata a rilevare la presenza di questi rifiuti molto pericolosi per l’equilibrio degli ecosistemi lacustri – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Purtroppo i corsi d’acqua continuano ad essere incessantemente sul banco degli imputati: l’Oglio sul Sebino, l’Adda sul Lario, i torrenti Bardello, Acquanegra e Boesio sul Verbano, il Bolletta sul Ceresio e per finire il Maguzzano sul Benaco. Quasi sempre  pesano la mancanza di infrastrutture fognarie dei comuni dell’entroterra o l’inadeguatezza dei depuratori per il troppo carico antropico”.

L’intero progetto è stato possibile grazie alla collaborazione scientifica di Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con le quali Legambiente ha studiato un protocollo specifico per i laghi, adattando il modello fino ad oggi impiegato solo nei mari, utilizzando una particolare strumentazione dotata di una rete a maglia ultrafine in grado di catturare le microparticelle. Una novità importante che ha consentito di costruire un’attenta analisi delle microlitter presenti nell’acqua e realizzare il primo studio sullo stato d’inquinamento dei laghi italiani per quanto riguarda questa tipologia di sostanze.

Contestualmente alla conta numerica sono stati raccolti anche i dati sulla forma delle particelle, che fornisce indicazioni sulla possibile natura delle microplastiche trovate, nella maggior parte dei casi di origine secondaria, in quanto provenienti dalla disgregazione dei rifiuti di maggiori dimensioni come packaging, cordame, fibre tessili sintetiche, imballaggi. Tra quelli di origine primaria invece troviamo I pellet, microparticelle di forma sferica, che rappresentano la materia prima per tutte le aziende che producono oggetti di plastica.

“La presenza di microplastiche nei laghi è la dimostrazione che innanzitutto manca anche una cultura della gestione dei rifiuti. Troppo spesso vengono gettati negli scarichi oggetti che andrebbero smaltiti nella spazzatura. Il cambiamento passa soprattutto attraverso la maggiore consapevolezza dei singoli che i propri comportamenti quotidiani hanno effetti globali. Inoltre in molti casi nei porti sulle sponde dei laghi mancano servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti dei diportisti. I dati dello studio di Legambiente rappresentano uno stimolo per le amministrazioni locali anche per intervenire sulla sensibilizzazione di residenti e turisti verso l’adozione di buone pratiche”, conclude Barbara Meggetto.

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