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Referendum fusione, le venti ragioni di chi dice No

Conto alla rovescia per il referendum sulla fusione tra i Comuni di Cerete, Fino del Monte, Onore, Rovetta e Songavazzo. Mancano ormai due settimane al 20 novembre e si scaldano i motori della campagna elettorale. Oggi il Comitato per il No – presieduto dall’ex sindaco di Rovetta Mauro Marinoni e appoggiato dalle minoranze consiliari di Rovetta e Cerete – ha voluto ribadire le proprie ragioni e presentare le iniziative delle prossime settimane.

«Le fusioni non sono fatte per il bene dei cittadini, ma per il potere di pochi – ha esordito Mauro Bertocchi, capogruppo di minoranza a Rovetta -. Il futuro Consiglio del Comune unico sarà composto da sette consiglieri di maggioranza e quattro di minoranza, più il sindaco. Le indennità di questi amministratori aumenteranno rispetto a quelle attuali. Adesso i costi della politica nei nostri Comuni ammontano a circa 79 mila euro, se passasse la fusione salirebbero a 102 mila euro. Oggi un sindaco percepisce circa 800/1000 euro al mese, domani il sindaco del Comune unico avrà uno stipendio di 3000 euro. Il vicesindaco passerà da 150/300 a 1600 euro, gli assessori da 150/300 a 1400 euro».

Il Comitato per il No ha accusato i sindaci dei cinque Comuni, tutti schierati per il Sì, di essersi sottratti al confronto: «Il 5 settembre – ha detto ancora Bertocchi – abbiamo invitato i sindaci ad organizzare sul territorio incontri pubblici di confronto tra le due posizioni. Sono trascorsi due mesi e non abbiamo avuto risposta. Nemmeno un no di cortesia».

Secondo Bertocchi, inoltre, si sta spingendo verso la fusione con una sorta di «terrorismo psicologico». «Sono state fatte tre “minacce” – ha aggiunto Mauro Marinoni -. La prima: se i cittadini non votano per la fusione, prima o poi interverrà lo Stato con una legge. Ma nel settembre scorso la Camera ha deciso di aumentare i contributi per i piccoli Comuni, proprio per tutelarli. Pensiamo inoltre cosa vorrebbe dire obbligare tante realtà alla fusione. È stato anche detto: se un solo Comune dice di no, gli altri quattro si uniscono comunque. Non è vero, perché in questo caso deve ripartire tutto l’iter. Infine, qualcuno ha sostenuto che se salta la fusione verranno aumentate le tasse. A parte il fatto che il Governo ha bloccato l’aumento delle imposte locali, ma poi quale sarebbe la giustificazione di questo aumento? Perché altri Comuni investono senza bisogno di gravare sui cittadini?».

Altro aspetto toccato in conferenza stampa è quello relativo ai fondi che lo Stato mette a disposizione per i Comuni che nascono da una fusione. «I sindaci hanno detto che arriveranno 700 mila euro in dieci anni, ma da questi bisogna anzitutto togliere i 200 mila destinati all’Unione, che non ci saranno più – ha sottolineato Paola Rossi, capogruppo di minoranza a Cerete -. In secondo luogo, le risorse vanno divise tra i Comuni che si fondono e hanno precedenza i Comuni costituiti dal 2014 in avanti. Inoltre, questi soldi devono essere utilizzati non per gli investimenti, ma per far partire la macchina amministrativa».

Secondo i sostenitori del no, non ci saranno vantaggi nemmeno per quanto riguarda i contributi. «Ad esempio, se oggi ogni singolo Comune può partecipare ai bandi per avere finanziamenti, con la fusione la richiesta dovrà essere una sola», ha aggiunto Paola Rossi.

Ezio Seghezzi, della minoranza di Cerete, ha sostenuto che «ci sarà un peggioramento dei servizi, perché sarà più difficile accedere agli uffici. Avremo dei cittadini globetrotter. Inoltre, il rischio è di avere problemi anche con servizi indiretti come le poste. La fusione potrebbe aprire la strada ai tagli visto che gli attuali tre uffici sarebbero in un unico comune».

Tutte le ragioni del no sono sintetizzate in venti punti dentro un volantino che sta per essere distribuito in tutte le case dei paesi coinvolti. Il Comitato ha poi programmato quattro appuntamenti: sabato 12 novembre dalle 9,30 alle 12,30 gazebo in piazza Ferrari a Rovetta; lunedì 14 alle 20,30 incontro nella sala congressi di Onore; mercoledì 16 alle 20,30 incontro nella Sala Benzoni di Songavazzo; venerdì 18 alle 20,30 incontro nel centro museale di Rovetta.

«Ricordo che il referendum non prevede quorum – ha sottolineato Mauro Marinoni -. Se solo 100 persone vanno a votare, queste decidono per tutte. È assolutamente importante che tutti i cittadini partecipino perché stiamo parlando del nostro futuro nei Comuni in cui viviamo».

Il servizio di Antenna2 con l’intervista a Mauro Marinoni:

 

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