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Bergamo con la valigia, Radames racconta i suoi 20 anni a Londra

Continua a crescere il numero degli italiani residenti all’estero. Secondo i dati pubblicati lo scorso 17 ottobre della Fondazione Migrantes, l’organismo Pastorale della Cei dedicato ai migranti, al primo gennaio 2017 gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) sono 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data, un trend che nel 2016 è cresciuto del +3,4%. Dal 2006 al 2017, la mobilità italiana è aumentata del 60,1% passando da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni di iscritti.

Tra tutti questi italiani all’estero una fetta importante è proprio costituita dai lombardi. La regione più ricca d’Italia si conferma la prima in cui i nostri connazionali hanno fatto le valigie con quasi 23 mila partenze; seguono Veneto (11.611), Sicilia (11.501), Lazio (11.114) e Piemonte (9.022).

Secondo le prime stime il 2017 vedrà di nuovo questo fenomeno in aumento e i bergamaschi a lasciare il Paese potrebbero essere più di 3.000. La principale destinazione è il Regno Unito con con 24.771 iscritti. Particolarmente gettonata Londra che resiste come meta nonostante la Brexit. Nella metropoli gli orobici sono organizzati in un Circolo dei Bergamaschi nel Mondo (con ben 500 iscritti), guidato da Radames Ravelli, 47enne di Osio Sotto.

«Sono arrivato a Londra il 30 maggio 1998 attraverso il fondatore del nostro circolo Gianni Mai – racconta Radames -. Presto ho iniziato a lavorare in un ristorante italiano come banconista. Dal 2001 ho seguito per dieci anni un ragazzo con la schizofrenia e attualmente seguo i pazienti dismessi dall’ospedale. A Londra ho approfondito gli studi di psicologia interessandomi al tema dei problemi mentali e ho studiato teologia e le nuove religioni. Nel frattempo ho conseguito anche il diploma di “Ispettore per l’igiene alimentare”. A Londra sono felice, certo, Bergamo e la mia terra mi mancano».

Gli italiani che vivono nel Regno Unito devono fare i conti anche con lo spettro della Brexit. «Qui a Londra – continua – i bergamaschi non sono preoccupati dell’uscita dall’Unione Europea, al momento sembra solo un argomento su cui discutere. Sono un rappresentante sindacale con la Unison (organismo nell’orbita del Labour Party) e per quello che ci è possibile comprendere le trattative andranno avanti a lungo. Nemmeno chi vive nella nostra terra d’origine sembra allarmato da questa situazione: gli arrivi continuano, la scorsa settimana abbiamo accolto cinque ragazzi e già lavorano».

Anche i Bergamaschi nel Mondo che vivono a Londra sono impegnati nel cercare di dare una mano ai giovani conterranei che arrivano nella grande città inglese. «Capita a tutti di avere bisogno di una mano – continua Radames -. Ad esempio: se l’onorevole Giovanni Sanga non fosse intervenuto io non avrei mai potuto riunirmi con il mio compagno a Londra. Dopo 3 anni di battaglie legali con lo Stato Inglese per confermare i documenti siamo riusciti a ottenere il riconoscimento e mi sono sposato lo scorso anno a Londra. E vorrei sottolineare che nell’Ente dei Bergamaschi nel mondo non c’è discriminazione in quanto il suo rappresentante è sposato in Comune. Noi siamo qui per lavorare e difendere i nostri concittadini bergamaschi e italiani».

Radames, Tarek Daizli Lebanese, l’onorevole Giovanni Sanga (Pd) e Massimo Fabretti, direttore dell’Ente dei Bergamaschi nel Mondo

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