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In Val Seriana e Val di Scalve spariti 140 negozi

In sette anni, mille botteghe in meno. Basta questo dato a fotografare la crisi del piccolo commercio in provincia di Bergamo. Stretti fra crisi economica, centri commerciali e vendite online, i negozi di vicinato fanno sempre più fatica a sopravvivere.

La Fisascat Cisl (il sindacato di categoria) provinciale ha analizzato i dati dell’Osservatorio del Commercio di Regione Lombardia e tirato le somme (anzi, in questo caso, meglio dire che sono state fatte le sottrazioni). «È l’onda lunga della crisi del commercio in provincia: il settore ha risentito più tardi degli effetti della recessione, e adesso presenta il conto più salato», commenta il segretario della Fisascat bergamasca Alberto Citerio.

Nel giro di 7 anni (dal 2010 al 2017), in provincia gli esercizi di vicinato sono calati di oltre 1000 unità, e il risultato più negativo lo hanno registrato i negozi di generi non alimentari, ben 978 in meno. La crisi nell’alimentare, invece, inizia a concretizzarsi adesso: dal 2015 al 2017, il saldo tra aperture e chiusure è negativo di 207 punti vendita. Nel frattempo, però, le metrature conquistate dai grandi centri commerciali sono cresciute di quasi 10 mila metri quadri e in queste (non è un caso) è letteralmente esplosa la parte riservata al “non alimentare”. Da segnalare comunque che nell’ultimo anno la rilevazione denuncia la diminuzione dei centri (3 in meno).

In sintesi, le attività commerciali (alimentari, non alimentari e quelli definiti misti) sono passate dalle 12.097 del 2010 alle 11.054 dell’anno in corso (la rilevazione è stata chiusa a fine giugno). La flessione dunque c’è stata, sono infatti 445 le attività in meno rispetto ai dodici mesi precedenti, e 33mila i metri quadrati non più adibiti a esercizio commerciale (ne erano stati persi altri 61.400 lo scorso anno).

L’intervista di Antenna2 ad Alberto Citerio:

 

Il calo si registra anche in Val Seriana e Val di Scalve. Dai 1730 negozi del 2010 si è passati ai 1588 di quest’anno. In tutto, 142 in meno. A pesare sono soprattutto le chiusure di attività non alimentari: ben 123 in meno. Sono invece aumentati gli alimentari: da 284 a 290. Anche se c’è da dire che la crescita riguarda gli anni dal 2010 al 2015. Nell’ultimo biennio, infatti, si è registrato un calo di 8 unità.

Tra i paesi, sorprende il dato di Clusone, dove si è passati dai 279 negozi del 2010 ai 217 attuali. In sette anni si sono perse 62 attività, di cui ben 58 tra 2015 e 2017. Fanno riflettere anche i numeri di alcuni paesi a forte vocazione turistica, come Castione (16 negozi in meno) e Selvino (15 in meno). In Val di Scalve, attirano l’attenzione le cifre di Schilpario, dove le attività nei sette anni prese in considerazione si sono quasi dimezzate (da 28 a 16). C’è anche chi va in controtendenza. È il caso di Gazzaniga, che fa segnare una crescita: da 78 a 80. Oppure dei vicini di Cene, dove il numero di negozi non è cambiato: erano 30, restano 30.

Qui tutti i numeri relativi a Val Seriana e Val di Scalve (Dati dell’Osservatorio del Commercio Regione Lombardia: ultima rilevazione giugno 2017. Elaborazione: Fisascat Cisl Bergamo):

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