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Fondi per il sociale, mancano all’appello 12 milioni

Bergamo, la sua provincia, i comuni e i distretti devono far fronte a oltre 12 milioni di stanziamenti in meno per gli interventi sul sociale nel 2018. È il conto che fa la il sindacato pensionati della Cisl (Fnp) alla luce del fatto che il riparto di due dei fondi per le spese di assistenza e gli interventi sociali, a oggi, non è stato ancora deliberato dalla Regione Lombardia.

«In pratica – sottolinea Onesto Recanati, segretario generale dei pensionati Cisl orobici – ai comuni dei 14 ambiti territoriali nei quali è suddivisa la nostra provincia, manca la consapevolezza di quanto sarà possibile spendere nel prossimo anno. Il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali (4 milioni e 500 mila euro) e il Fondo per la non Autosufficienza (8 milioni circa) non sono ancora stati divisi per territori, cosa che solitamente veniva fatta entro ottobre. Ne consegue che i comuni possono far conto solo sul Fondo Sociale Regionale (5 milioni e 700 mila euro)».

A questo si aggiunge il fatto che la stessa Regione non ha ancora pianificato la programmazione triennale 2018/2020 con le linee guida per la spesa sociale, per cui ambiti e comuni “sono in difficoltà e senza la possibilità di alcuna progettazione”.

La preoccupazione della Fnp aumenta per via di alcune voci secondo cui  nelle linee guida alle quali la Regione sta lavorando entrerebbe una sorta di premialità per incentivare le unificazioni dei territori. La Bergamasca dovrebbe essere divisa, prosegue Recanati, «in  tre maxi-ambiti, in aperta controtendenza alla richiesta di decentramento e di rispetto dei territori, per un sistema che a Bergamo regge, e bene!».

L’ambito così come strutturato adesso, è il pensiero del segretario FNP, «garantisce una programmazione vicina al cittadino e un maggiore legame tra bisogno e risposta, mentre una strutturazione diversa rischia di allontanarli. Nei mesi scorsi, abbiamo organizzato presidi e manifestazioni perché non fossero toccati i soldi per il sociale. Oggi – conclude Recanati – interverremo sui nostri livelli lombardi, perché la Regione inverta il processo che vuole attuare».

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