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Gandino, sul campanile con la tola per annunciare la “funziù”

È questione di fiato e cuore. Perchè ci vuole fiato per salire gli oltre duecento gradini del campanile della Basilica e, una volta in cima, gridare a pieni polmoni. Ma, soprattutto, ci vuole cuore per portare avanti una tradizione come quella della “tola”, a Gandino.

La tola non è altro che una tavoletta in legno di noce con quattro battenti in metallo. Viene agitata per una decina di volte prima della Pasqua, a partire dalla sera del giovedì fino alla veglia del sabato santo. Di fatto, sostituisce le campane, che vengono “legate”, ammutolite, in segno di partecipazione al dolore per la passione e morte di Gesù Cristo.

La tola scandisce le funzioni e i momenti di preghiera che si svolgono durante le giornate. Il suo caratteristico rumore viene accompagnato anche dalla voce di un “urlatore” che, a mo’ di muezzin, annuncia a gran voce (e in dialetto) dal campanile cosa sta per accadere in Basilica (“Ave Maria”, “Pater”, “Funziù”, “Via Crucis”). Urlo e battitura si ripetono per ognuno dei sei lati della torre, così da raggiungere tutto il paese.

La tradizione è vecchia di secoli. A tenerla viva, oggi, sono tre volontari: Celestino Caccia, Fulvio Masinari ed Emanuele Bertocchi. Quest’ultimo, per anni, è stato l’urlatore, forte di una voce molto riconoscibile. Purtroppo un problema di salute non gli permette più di usarla come una volta. Non ha però rinunciato alla tradizione e ora si occupa della tola. In fondo, come dice lui, è la passione a portarlo fin lassù.

Guarda il servizio di Antenna2 con le riprese realizzate oggi dall’alto del campanile e le interviste a Cristian Savoldelli ed Emanuele Bertocchi:

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