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Bergamo con la valigia, un baritono clusonese in giro per il mondo

Tra i bergamaschi lontani da casa non ci sono solo le persone che hanno scelto stabilmente un Paese straniero: si annoverano anche professionisti con la valigia sempre pronta.

È il caso di un giovane clusonese, trentuno anni a dicembre, che per vivere fa un lavoro bellissimo: il baritono Roberto Maietta. Il suo curriculum è già ricco di esperienze di livello in vesti importanti. Nel 2014 il debutto nel ruolo principale nello spettacolo “Le nozze di Figaro” di Mozart al Teatro Carlo Felice di Genova, palcoscenico su cui tornerà in più occasioni con opere liriche diverse. Nel 2015 il conferimento del primo premio al 45° concorso “Toti dal Monte”; quindi le mete di viaggio si allargano verso Venezia, Treviso, Ferrara, Bari, la Germania e Barcellona (visita la biografia dettagliata su www.robertomaietta.com).

Quanto tempo passi a casa e quanto in percentuale viaggi? Viaggiare è fondamentale per un musicista freelance. Ci si sposta per raggiungere i luoghi dove si segue la produzione (prove e recite) di uno spettacolo e ci si rimane per qualche tempo: da un minimo di qualche giorno a un massimo di qualche settimana di seguito. Il tempo trascorso a casa è di preparazione a quello che si deve eseguire. A seconda di come sono configurati gli impegni durante l’anno, la percentuale è variabile, ma sicuramente molto alta per i viaggi.

In quali Paesi stranieri sei stato? In quale ti sei trovato meglio? Per la mia attività sono stato fino ad oggi in Austria, Svizzera, Francia, Spagna, Catalogna e Germania. In quest’ultimo Paese ho trascorso diversi mesi, negli ultimi due anni, nelle regioni della Renania, Baden-Württemberg e Turingia. Mi piacerebbe poter lavorare in città tedesche di maggior rilievo, come Monaco o Berlino.

Cosa non manca in valigia? Oltre a un abito da concerto e agli spartiti (oggi molti si possono leggere su tablet), porto sempre con me la gioia di potermi dedicare a quello che amo. La musica è un momento di incontro e condivisione, dapprima fra i componenti di una compagnia e lo staff di un teatro, quindi con il pubblico che prende parte allo spettacolo. Musica e teatro insieme hanno un vero e proprio potere terapeutico da entrambe le parti del palcoscenico.

L’Italia nel tuo campo ha dimostrato può contare su grandi professionisti. L’aspettativa per un italiano all’estero nel tuo settore è alta?  Il nostro Paese ha avuto e continua ad avere grandi professionisti nel settore dell’opera lirica. Questa forma di spettacolo si potrebbe considerare, per le origini, come un “prodotto artistico tipico” italiano. Con questo però non voglio fare un discorso campanilistico: lavorare in contesti differenti mi ha reso possibile il confronto con tanti bravissimi colleghi, spesso provenienti da zone geografiche veramente distanti da quella mediterranea (Nord ed Est Europa, Est del Mondo, America). Per la maggior parte di loro, il nostro Paese e la nostra lingua godono di alta considerazione e di molto rispetto (a volte di vera e propria ammirazione). Le aspettative professionali per un cantante d’opera italiano all’estero sono mediamente buone, certo soggette a molte variabili come in qualsiasi altro settore professionale. Direi che l’italianità può ancora costituire un plus nel teatro lirico. Un incontro internazionale e l’emozione di un viaggio da ricordare
Fra gli incontri internazionali più belli fatti “in casa” quello con il cast del Metropolitan di New York durante la produzione della Salome di Richard Strauss al Carlo Felice di Genova nel 2016. Un’emozione di viaggio particolare: cantare il Don Giovanni di Mozart nel teatro del castello barocco a Gotha, a pochi minuti di treno dalla casa natale di Bach, nella Germania centrale.

L’Italia potrà tornare grande anche nella cultura? Su cosa si dovrebbe puntare, secondo la tua esperienza personale, per un rilancio dell’opera lirica? L’Italia è conosciuta all’estero come un Paese dalla grande tradizione culturale e, nel nostro caso specifico, musicale. Il cittadino residente sa che non è tutto rosa e fiori. È difficile trovare un equilibrio nella valutazione fra ciò che siamo e ciò che potremmo essere senza cadere negli estremi. Per quanto riguarda il mondo dell’opera lirica, credo si debba mirare alla grande diffusione curata dall’incontro di bravi professionisti di più settori (musicisti, attori, studiosi, giornalisti), perché un pubblico sempre più ampio possa conoscere e apprezzare questa meravigliosa forma di spettacolo. Per costruire il pubblico di domani è fondamentale coinvolgere le nuove generazioni, a partire dalla loro formazione a scuola. Portare a teatro i giovanissimi, invogliarli a partecipare allo spettacolo dal vivo e introdurli alla magia del “live” può costituire uno stimolo di crescita incredibile. Ogni volta che mi capita di fare spettacoli per le scuole capisco la forza che può avere su ragazzi e “pulcini” sentirsi parte dello spettacolo.

Un consiglio che vorresti dare a chi vorrebbe intraprendere il tuo percorso? Non smettere mai di crederci, ma non credere che sia una strada facile. Bisogna studiare tanto e avere spirito di sacrificio, ma con molta motivazione, costanza, tenacia (e anche un po’ di fortuna) si possono ottenere soddisfazioni impagabili.

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