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Lettera alla Regione: «Il punto nascita si può salvare, se si vuole»

Domani, giovedì 28 giugno, è una giornata cruciale per il punto nascita di Piario. La Giunta regionale sarà chiamata ad approvare la delibera che ne sancisce la chiusura. Ieri i sindaci dell’Alta Val Seriana hanno invitato l’assessore al Welfare Giulio Gallera a non fare questo passo, resta da vedere se la richiesta verrà accolta.

Nel frattempo, si muovono anche i cittadini. Francesca Giacometti, di Rovetta, ci ha inviato la lettera aperta che ha inviato in Regione. La pubblichiamo senza tagli:

Buongiorno, sono Francesca Giacometti, mamma di tre bambini nati presso l’ospedale Locatelli di Piario (BG) esattamente quel punto nascite che, insieme ad altri sei punti nascite in Lombardia, rischia la chiusura in quanto non raggiunge lo standard fissato a 500 parti annui.
Il mio vuole essere un appello per salvare questo punto nascite che si trova in posizione strategica per tutti noi abitanti di quelle valli bergamasche che ruotano attorno all’altopiano Clusonese in cui si trova l’ospedale stesso.
Nel D.M. 11/11/2015 ci sono tutte le possibilità per salvare Piario e cito: “Il Decreto Ministeriale 11/11/2015, che integra i compiti e la composizione del Comitato Percorso Nascita nazionale (CPNn), prevede all’articolo 1, commi 1, 2 e 3 la possibilità che le Regioni o Province Autonome possano presentare al Tavolo di Monitoraggio di cui al D.M. 29 luglio 2015 “eventuali richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui e in condizioni orograficamente difficili (Decreto 70 2015) in deroga a quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010.”
“Condizioni orograficamente difficili” è una definizione persino troppo blanda per descrivere la Val Seriana e tutto il territorio circostante, caratterizzato da una pessima viabilità e da traffico intenso soprattutto nei periodi di maggior flusso turistico.
I numeri stabiliscono a 500 parti annui gli standard di sicurezza, ma, valutando pro e contro, le distanze che si verrebbero a creare chiudendo il punto nascite di Piario, la specifica conformazione del territorio e la relativa viabilità aumenterebbero notevolmente i rischi per le future mamme creando oggettive e certe situazioni di pericolo laddove oggi non ve ne sono.
Il punto nascite di Piario, fino al 2016, ha sempre registrato un minimo di 400 parti annui:
524 nel 2013
497 nel 2014
438 nel 2015
416 nel 2016
363 nel 2017
“Il 2017 ha fatto registrare una flessione. Anche se c’è da dire che la tendenza riguarda tutta la provincia. Lo scorso anno, infatti, in Bergamasca sono venuti alla luce 8702 bimbi, 382 in meno rispetto ai 9084 del 2016. […] Il “Locatelli” non fa eccezione e risente del calo generalizzato […]
Come nel resto della provincia, secondo i dati pubblicati oggi da L’Eco di Bergamo, anche negli ospedali dell’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Bergamo Est le nascite sono in calo: si è passati dai 2951 bimbi del 2016 ai 2816 del 2017. Oltre a Piario, il calo riguarda Seriate, passato da 1669 a 1579”. (Fonte MyValley).
In Emilia Romagna sono state concesse deroghe per i punti nascite dei comuni di Scandiano (RE), Mirandola (MO), Cento (FE), mentre non sono state concesse a Pavullo che registrava 196 parti annui, Castelnovo de’ Monti che registrava 153 parti annui, Borgo Val di Taro che registrava 124 parti annui: Piario si è sempre assestato oltre i 400 parti annui.
La regione Veneto, attraverso una delibera regionale, ha scelto di essere addirittura in controtendenza mantenendo aperti gli ospedali più piccoli.
Quello che chiedo è una scelta di coraggio e lungimiranza: nel tenere aperto questo punto nascite si contribuisce a tenere vivi i nostri paesini di montagna, il turismo che è buona fonte di reddito per molti valligiani e la montagna in generale.
Le soluzioni ci sono: ruotare il personale medico, potenziare ulteriormente servizi che già oggi sono il fiore all’occhiello di Piario, convogliare quanta più gente anche dalla media valle, prevedere un impegno di spesa per garantire pediatra e sala operatoria 24 H.
Recentemente sono stati deliberati fondi per la ricettività turistica, ma questi perdono  ogni senso se vengono a mancare i servizi; la lungimiranza avrebbe destinato quei soldi a potenziare i servizi, non ciò che senza servizi è destinato a morire nel tempo.
La Regione ha l’autonomia nella scelta di quali strutture chiudere anche in caso di mancata deroga del Ministero garantendo ginecologo, ostetricia, anestesista e neonatologia quindi, se si vuole, si può salvare questo importante presidio per le mamme di ieri, oggi e domani.

Cordiali saluti.
Francesca Giacometti

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