In Lombardia, nell’ultimo anno, si sono persi 600 ettari di suolo. Lo dice l’ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che fotografa le trasformazioni del territorio avvenute tra il 2016 e il 2017.
«Se a livello nazionale siamo ancora in presenza dell’onda lunga della crisi immobiliare, con ritmi di consumo di suolo 4 volte più bassi rispetto a quelli misurati in periodo pre-crisi – sottolinea Legambiente Lombardia in un comunicato -, nel Nord del Paese i segnali sono meno confortanti, e fanno intravedere il rischio molto concreto che, di fronte a una ripresa della domanda abitativa, possa tornare ad esplodere la bolla del cemento facile dell’espansione di nuove periferie. In Lombardia in particolare nell’ultimo anno si sono persi oltre 600 ettari di campi agricoli: in pratica è come se fosse sorta dal nulla una cittadina delle dimensioni di Saronno».
Per crescita delle urbanizzazioni, la Lombardia in Italia è seconda solo al Veneto. L’aumento si concentra soprattutto nei comuni di cintura di Milano e nella provincia di Pavia, mentre all’opposto il consumo di suolo è quasi fermo nella provincia di Lecco. La provincia di Bergamo è al terzo posto con un incremento di 78,8 ettari, pari allo 0,22%. Brescia è quarta con un incremento di 78,4 ettari, pari allo 0,14%. Il dato complessivo, calcolato secondo i criteri di Ispra, colloca la Lombardia al primo posto per estensione delle superfici impermeabilizzate, per un’estensione di oltre 310.000 ettari, pari al 13% del territorio regionale.
«In mancanza di strumenti e norme di chiaro indirizzo degli investimenti del settore delle costruzioni, rischiamo di assistere ad una ripresa della bolla di espansione delle periferie, proprio a partire dalle regioni che più beneficiano della ripresa economica – sottolinea Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia – E’ questo il momento per affrontare percorsi di riforma delle norme che, per quanto riguarda la nostra regione, devono accompagnare il rilancio dell’edilizia del riuso degli spazi delle città, nel nome della qualità urbana e dell’efficienza energetica».