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È giusto onorare la memoria di Antonio Locatelli?

Da qualche giorno, a Bergamo, è tornata al centro del dibattito la questione se sia giusto o meno onorare la memoria di Antonio Locatelli, a cui, tra l’altro, è intitolato l’ospedale di Piario. Aviatore, medaglia d’oro al valor militare al termine della prima guerra mondiale, deputato fascista dal 1924 al 1928, venne ucciso dai guerriglieri abissini insieme ad altri componenti di una missione di ricognizione aerea nel corso della guerra d’Etiopia.

La sua figura è tornata a far discutere perché un calendario per il 2019, patrocinato dal Comune e dalla Provincia di Bergamo, si apriva, a gennaio, con una foto dell’“Eroe Antonio Locatelli pochi mesi prima della morte”. Il calendario è stato poi ritirato visto le reazioni di sdegno che ha suscitato. «Tuttavia, nei giorni seguenti, illustri esponenti della destra bergamasca e storici vicini a Casa Pound Italia hanno gridato allo scandalo per il ritiro del calendario», sostiene in un comunicato il presidente dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) provinciale, Mauro Magistrati.

«Vorrei che si ragionasse attorno ad una domanda di fondo: abbiamo bisogno, come collettività, di eroi da esaltare? E se sì, perché vogliamo proporre alle nuove generazioni modelli che di eroico non hanno alcunché? Credo che parlare della figura di Antonio Locatelli voglia dire ricostruirne gli esatti contorni, così come è stato fatto in I conquistatori dell’impero. Tre vie, una piazza e un passaggio scritto dallo storico Angelo Bendotti (Il Filo di Arianna 2017)», prosegue Magistrati.

Secondo il presidente dell’Anpi, «non possiamo far finta di dimenticarci che per Antonio Locatelli l’adesione al fascismo non fu defilata, costretta o altalenante, ma anzi, non venne mai meno e lo portò a partecipare, convintamente, alla guerra fascista di aggressione dell’Etiopia vantandosi delle bombe chimiche da lui sganciate su popolazioni civili inermi. Adesione al fascismo che viene confermata anche dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti nel giugno del 1924. È inoltre ben nota la fama di Locatelli come picchiatore e squadrista della prima ora già nel fascismo dei primi anni ’20. Si può pertanto affermare, senza timore di smentita, che Locatelli abbia rappresentato, da vivo e da morto, il simbolo stesso del fascismo, il volto e l’incarnazione di tutti i “valori” dell’uomo nuovo fascista».

Magistrati sostiene, inoltre, che «ossequioso e quasi assordante è stato il ricordo che Bergamo ha tributato all’aviatore bergamasco negli anni della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista (non c’è bisogno qui di ricordare quanti siano i luoghi, le vie, le piazze, le sale ancora oggi intitolate all’eroe della rivoluzione fascista non solo in città, ma in tutta la Provincia). Ritengo che altre siano le personalità bergamasche che hanno dato vanto alla nostra Città e che aspettano di essere degnamente onorate, come ad esempio Salvo Parigi, partigiano, lungimirante amministratore pubblico di Bergamo, dalla storia limpida ed irreprensibile».

Mauro Magistrati chiude il comunicato prendendo a prestito le parole scritte proprio da Salvo Parigi, presidente  dell’Anpi provinciale fino al 2016, su un periodico bergamasco nell’aprile 1956: «Che cosa di Antonio Locatelli possiamo ricordare ai nostri figli? La dedizione alla Patria? Sì, ma che questa non sia oppressione delle Patrie d’altri uomini. Il coraggio? Sì, ma che questo non significhi schiavitù e sterminio d’altri uomini. La capacità e l’intelligenza? Sì, ma che queste non siano poste al servizio di chi nega libertà e giustizia al popolo».

«Ritengo che Bergamo debba seriamente fare i conti con la sua storia – conclude Magistrati -: dalla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini (provvedimento recentemente assunto dal Comune di Lovere in occasione del 75° anniversario della fucilazione dei Tredici Martiri) ad una seria contestualizzazione di Locatelli, le occasioni per costruire consapevolezza e memoria non mancano».

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