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Lovere verso il V centenario di Santa Maria in Valvendra

Il 2 agosto 2020 ricorrerà il V centenario della consacrazione di Santa Maria in Valvendra, la più grande chiesa della diocesi di Brescia, costruita a partire dal 1473 come santuario votivo dedicato alla Vergine delle Grazie da alcune famiglie locali che si erano notevolmente arricchite con il commercio del noto panno di Lovere.

Per celebrare questo importante appuntamento, il Comitato organizzatore voluto dall’Amministrazione comunale con l’Accademia Tadini e la Parrocchia di S. Maria Assunta di Lovere ha predisposto un ricco programma di iniziative dal titolo “Santa Maria per Lovere, Lovere per Santa Maria (1520-2020). 500 anni di Fede, Storia e Arte”.

Fra le iniziative clou si segnalano un interessante ciclo di conferenze curato da Marco Albertario, Direttore della Galleria dell’Accademia Tadini, nel periodo febbraio-novembre, tre concerti di musica classica nel periodo estivo in S. Maria e in Palazzo Bazzini, il solenne Pontificale in S. Maria il 2 agosto celebrato da Sua Eminenza il Cardinal Re, cui seguirà un concerto in Piazza Tredici Martiri e lo spettacolo pirotecnico sul lago.

Santa Maria – commenta Alex Pennacchio, Sindaco di Lovere – costituisce da sempre il punto di riferimento per la comunità loverese ed è senza dubbio fra le chiese più belle della Lombardia. Il Comune di Lovere ha promosso un’importante campagna di restauri, che si è conclusa nel 2014, che ha portato al recupero della pala dell’Assunta sull’altar maggiore e delle cappelle laterali. Grazie anche all’estensione dell’orario di apertura al pubblico e all’importante attività di promozione sostenuta in questi anni dall’Amministrazione comunale, un numero crescente di turisti italiani e stranieri – più di 30.000 solo nel 2019 – ha inserito Santa Maria come meta da non perdere nell’ambito della propria visita Lovere, uno dei borghi più belli d’Italia, e al lago d’Iseo.

La Basilica – racconta Mons. Alessandro Camadini – è dedicata a Maria Assunta in cielo ed è un tesoro della fede, cioè è originato per celebrare e per narrare a tutti la bellezza della vita sostenuta, orientata e nutrita dalla fede, il cui compimento è nella dimensione spirituale.

Le antiche profezie narrate sulla navata laterale sono realizzate dal Signore Gesù. La Chiesa, professando in opere e parole la propria fede, ne custodisce il mistero, che sarà dischiuso totalmente nella gloria celeste, come indicatoci da Maria Assunta in cielo.

Per quanto riguarda lo studio degli aspetti storico-artistici – spiega Marco Albertario – il volume di don Scalzi, “Santa Maria in Valvendra” (uscito nel 1990 in prima edizione, nel 2009 in seconda edizione) rappresenta ancora una valida sintesi per la conoscenza di questo importante monumento. Il progredire degli studi e delle ricerche negli ultimi trent’anni ha portato però nuovi elementi di conoscenza sull’edificio e sulle opere che lo arricchiscono; altri elementi sono emersi nel corso della campagna di restauri. Il ciclo di conferenze intende integrare queste nuove acquisizioni e renderle disponibili al pubblico, ma anche aprire percorsi di ricerca che partendo da Santa Maria aprano prospettive di studio su alcuni aspetti della storia di Lovere non ancora indagati.

Nel corso del primo incontro, che si terrà sabato 22 febbraio alle ore 15:00 presso la Sala degli Affreschi dell’Accademia Tadini, sarà preso in esame il contesto storico nel quale matura l’iniziativa della comunità di Lovere di costruire una grande basilica, ai margini dell’addizione quattrocentesca all’antico nucleo urbano. Ne tratteranno Francesco Macario e Gabriele Medolago, autori di importanti ricerche sulla storia di Lovere.

L’appuntamento successivo, in programma sabato 21 marzo, sempre alle ore 15.30, vedrà l’intervento Don Mario Trebeschi, responsabile Archivio storico diocesano, Brescia, che ha curato il riordino dell’Archivio parrocchiale di Lovere che darà conto delle novità emerse da quell’importante fondo storico.

Il terzo appuntamento, sabato 18 aprile, vedrà gli interventi della dott.ssa Monica Visioli dell’Università degli studi di Pavia e di Fiorella Frisoni, storico dell’arte.

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