L’hashtag #iorestoacasa che in questo periodo ha caratterizzato i contenuti principali dei feed social degli italiani è diventato ormai un mantra. Ma è veramente così?
Con l’entrata in vigore del DPCM del 9 marzo, che ha esteso a tutta Italia le misure di contenimento del COVID-19, due ricercatori dell’Università degli Studi di Bergamo, Francesco Finazzi e Alessandro Fassò, professori in statistica presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione, hanno iniziato ad analizzare i dati di mobilità della popolazione italiana.
I dati raccolti riguardano la mobilità degli utenti che partecipano al progetto Earthquake Network (www.sismo.app) e che vengono presi come campione rappresentativo degli italiani.
Tramite gli smartphone degli utenti, i ricercatori misurano la distanza media percorsa nelle 24 ore e la percentuale di persone rispettano lo stop rimanendo a casa, sempre nell’arco temporale di 24 ore.
«I risultati preliminari – dichiara Francesco Finazzi, docente di Ingegneria e capo del progetto di ricerca insieme al collega Alessandro Fassò – dimostrano come la popolazione abbia aderito alle misure governative, riducendo in modo netto gli spostamenti e rimanendo a casa nei primi giorni di entrata in vigore del decreto: la percentuale di coloro che non avevano mutato posizione nell’arco delle 24 ore era passata dal 29% al 43%. Il trend poi si è fermato: il 15 e il 16 marzo la quota di italiani virtuosi è precipitata al 38%».
Questi dati vengono raccolti attraverso gli smartphone degli utenti parte del Earthquake Network, un progetto di crowdsourcing grazie al quale la popolazione riceve allerte sismiche in tempo reale sulla propria app “Rilevatore Terremoto”. Chiaramente, per poter allertare le persone dell’imminente scossa, è necessario che la App abbia accesso alla geolocalizzazione dell’utente, rilevata periodicamente. I dati raccolti, in modo anonimo e ai soli fini di ricerca, forniscono informazioni sui pattern di mobilità della popolazione.
Il data set fornito da Earthquake Network ha la peculiarità di essere globale e permetterà di confrontare il comportamento della popolazione di nazioni diverse, mentre l’onda di contagio si propaga da est verso ovest, cioè dalla Cina alle Americhe.
«Inoltre, quando cesseranno le misure restrittive, analizzeremo in quanto tempo avverrà la ripresa e se i comportamenti della popolazione torneranno ad essere quelli pre-COVID-19» conclude Finazzi.
«È in momenti di crisi che una delle missioni fondamentali d’Ateneo, quella della ricerca, trova la sua concretizzazione e la sua forza come spinta innovatrice per la ripresa – dichiara Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli studi di Bergamo -. Negli ultimi giorni il contributo dei ricercatori dell’Università degli studi di Bergamo in tema Coronavirus ci riempie d’orgoglio: ringrazio vivamente per il loro impegno i professori Finazzi e Fassò per questa analisi sulla mobilità e il prof. Andrea Remuzzi che, nei giorni scorsi, ha sviluppato il modello dell’andamento dei contagi da Covid-19 insieme al direttore dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi».
Nuovi risultati derivanti dall’analisi dei dati saranno pubblicati sulla pagina Facebook COVID-19&Mobility (facebook.com/covid19mobility).