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Scritte contro la Polizia locale a Nembro, lettera aperta del comandante

Lo abbiamo già scritto: questa emergenza sta tirando fuori il meglio da tantissime persone, ma anche il peggio da altre. Purtroppo a Nembro qualcuno ha pensato bene di imbrattare la facciata del municipio e di un edificio vicino al comando di Polizia locale con scritte contro sindaco, politica, calciatori e vigili.

Le scritte contro gli agenti hanno suscitato lo sdegno del comandante della Polizia locale dell’Unione dei Comuni “Insieme sul Serio”, Marco Pera, che ha scritto la lettera aperta che pubblichiamo:

“E’ inaccettabile quanto accaduto in questi giorni a Nembro, scritte ingiuriose sotto il Comando rappresentano la totale ignoranza di persone che non sanno quello che dicono e scrivono, tra l’altro in un pessimo italiano, La Polizia locale dell’Unione in questi mesi di emergenza si sta dedicando esclusivamente al controllo del territorio e all’aiuto alla cittadinanza, l’attività sanzionatoria è pari a zero! Nessuna multa al codice della strada è stata fatta durante questo periodo se non in casi di eccessiva gravità riscontrati durante i controlli, quali ad esempio la guida senza patente.

Ricordo che i decreti hanno rinviato le scadenze di molte obbligazioni in materia di codice della strada, tra cui revisioni e altro, i comuni con proprie ordinanze hanno anche liberalizzato la sosta in tempi di emergenza.

Sono profondamente indignato da questa persona e dalla sua vile ignoranza. La Polizia Locale è al servizio del cittadino, i miei uomini sono allo stremo, abbiamo subito lutti familiari, abbiamo colleghi in quarantena e nonostante tutto cerchiamo di garantire il servizio e l’assistenza alla popolazione, diamo una mano a chi è solo, abbiamo parole di conforto per chi ci chiama per le sue perdite, non sapendo quante sono le nostre, abbiamo pianto padri, madri, famigliari e conoscenti come tutti, ma siamo qui ogni giorno!

Noi non riceviamo una parola di conforto, una telefonata da Roma dai vari organi istituzionali centrali o da un semplice cittadino che ci ringrazi, né tanto meno ne abbiamo bisogno o lo aspettiamo. Noi facciamo il nostro lavoro tutti i giorni, rischiando di tornare a casa ammalati (come già successo), noi ci siamo e ci saremo finché avremo le forze, finché anche solo uno di noi sarà in servizio.  

Ma cosa vuol saper questa persona della paura di intervenire a casa di un contagiato che è scappato dalla quarantena e che abbiamo riportato a casa rischiando di essere anche noi contagiati e così contagiare le nostre famiglie? Cosa vuol sapere dei pianti che abbiamo nascosto, delle tensioni che viviamo e dei mancati abbracci che diamo ai nostri figli e alle nostre mogli perché vogliamo preservarli? Cosa ne vuol sapere di quale è la sensazione di sconforto nel sentire tutti i giorni persone che piangono al telefono perché hanno perso i loro affetti e cercano in noi notizie su come fare per salutarlo un’ultima volta e con il cuore in gola dirgli che non può salutare chi tanto ha amato? Cosa ne vuol sapere questa persona?

Quindi questo caro artista, che altro non è che un vigliacco ignorante impari prima di tutto a scrivere in italiano, e successivamente si dedichi a qualcosa di più utile magari aiutando la protezione civile e i vari volontari che come noi si sono mobilitati e abbia il coraggio di presentarsi presso il mio ufficio a fare ammenda se egli è degno di essere chiamato uomo, venga qui e ci dia una mano, anche solo a rispondere alle telefonate.

Quindi in ultimo parafrasando Charles Dickens, questa persona altro non è in una parola, troppo codardo per fare quello che sapeva essere giusto, così come è stato troppo codardo per evitare di fare quello che sapeva sbagliato”.

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