È ancora muro contro muro in Regione per la nomina del presidente della Commissione d’inchiesta sul Covid 19. Dopo le dimissioni di Patrizia Baffi, maggioranza e opposizione non riescono a trovare un nome condiviso.
Il Partito democratico, in una nota diffusa ieri pomeriggio (mercoledì 17 giugno), ha ufficializzato l’indicazione di Jacopo Scandella, consigliere regionale della Valle Seriana, come candidato di tutta l’opposizione. Per regolamento del Consiglio regionale, infatti, l’indicazione del presidente delle commissioni d’inchiesta spetta alle minoranze. E, questa volta, le opposizioni si sono unite attorno al nome di Scandella, che in un primo tempo era stato sostenuto solo da Pd e Movimento 5 Stelle.
Per essere eletto ogni candidato ha però bisogno dei voti della maggioranza. E, sempre ieri, i capigruppo delle forze di maggioranza in Regione hanno diffuso a loro volta una nota. Si legge: «Dopo aver ostacolato per settimane l’avvio della commissione d’inchiesta, oggi il Pd impone nuovamente il consigliere Scandella come candidato presidente. Da questa ennesima provocazione si evince una cosa: alla sinistra interessa solo la poltrona e non la commissione».
Il capogruppo della Lega, il bergamasco Roberto Anelli, ha detto che non accetterà mai un presidente «che abbia firmato la mozione di sfiducia a Gallera e al sistema sanitario regionale. Siamo favorevoli a chiunque, tranne a chi ha già tratto le sue conclusioni». Di fatto viene ribadito il no ad esponenti del Pd alla presidenza. Stallo completo, dunque.
Jacopo Scandella, dal canto suo, ha commentato: «È l’ennesima ripicca della maggioranza. Nessuna ostinazione sul mio nome, figuriamoci sulle poltrone: a noi interessa che la commissione parta in fretta, visto che ci hanno già fatto perdere parecchio tempo. Ma il veto della maggioranza nei confronti di un’unica forza politica, che peraltro conta il maggior numero di esponenti di opposizione, è a dir poco irricevibile».
