Scattano oggi (sabato 8 agosto) le nuove modalità di sosta a Valbondione con i parcheggi a pagamento tramite “Gratta e sosta” (qui l’articolo che spiega come funzionano). La decisione dell’Amministrazione comunale guidata dalla sindaca Romina Riccardi sta però suscitando un vasto dibattito, soprattutto sui social.
Molti si son detti contrari e ritengono che le misure adottate dal Comune possano costituire un danno per il turismo. Altri, invece, sostengono che sia giusto far pagare, come avviene anche in altre località. Ospitiamo questa riflessione che ci ha inviato un nostro lettore, Marco Benzoni:
DIFENDIAMO LA NOSTRA LIBERTA’
L’ultima moda di alcune amministrazioni locali seriane, pare essere l’adozione a tappeto di parcheggi a pagamento, senza minimamente lasciare parcheggi completamente liberi da tariffe e/o limitazioni orarie. Mi riferisco nello specifico all’ultima delibera del comune di Valbondione di fine luglio 2020 che ha istituito su tutto il territorio di competenza, a partire dall’8 agosto e fino al 31 ottobre, il pagamento di tutti i parcheggi situati nei punti dove solitamente i turisti pendolari parcheggiano le loro vetture. E non è la prima volta che accade in Valle Seriana. Ebbene, questa decisione che ritengo personalmente dannosa per il turismo, soprattutto in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo attraversando, è ancora più grave in quanto va a determinare ancora una volta, un precedente nella limitazione alla libertà individuale, proprio per l’assenza di parcheggi liberi che dal 8 agosto 2020 e fino al 31 ottobre spariranno in quel Comune. Comune che ricordo essere un punto d’accesso ai principali rifugi alpini delle nostre amate Orobie, come il Brunone, il Coca, il Curò e il Barbellino. Mi chiedo cosa accadrebbe al turismo seriano se tutti i comuni adottassero la stessa pratica? Mi chiedo cosa accadrebbe a chi non ha disponibilità economiche e vorrebbe salire in valle anche solo per respirare una boccata d’aria fresca? Senza disponibilità economiche non potrebbero più farlo. E questo costituisce una palese limitazione alla libertà individuale di ciascuno di usufruire di un bene che è di tutti. Si, cara sindaca, perché le montagne, le pinete, i fiumi ed i torrenti di Valbondione, non sono una proprietà esclusiva del comune di Valbondione ma costituiscono un bene comune appartenente a tutti coloro che amano la natura, che rispettano la montagna e la amano. Proprio per questo mi auguro che molti turisti nelle prossime settimane rinuncino, in segno di protesta, a raggiungere le zone turistiche del suo Comune e scelgano altre mete. Non lo scrivo per un atto di polemica nei Suoi confronti ma perché si renda conto della gravità della decisione presa. Auspico che i cittadini si sveglino una buona volta da queste continue vessazioni, causate da errate scelte politiche che pongono sempre più spesso il denaro in primo piano, rispetto al diritto inviolabile alla libertà individuale. Spero che i commercianti e tutti gli operatori turistici del suo territorio si oppongano fermamente a questa decisione della Sua amministrazione. Forse l’errore non è tanto grave da un punto di vista legale, quanto per un aspetto sociale e umano. Mi aguro che giunga all’autorità preposta alla vigilanza, questo appello, affinchè possa prendere urgenti provvedimenti a tutela dei diritti del cittadino e perchè tutto ciò non costituisca un altro precedente per amministrazioni comunali che volessero in qualche modo seguire le Sue orme.
Invito chi legge a condividere per diffondere e far sentire a gran voce il nostro dissenso.
Un escursionista amante delle “nostre” Orobie
Marco Benzoni