FeaturedNotizie

Covid e conflitto sociale, la riflessione di Ivo Lizzola

Una cosa è certa: il mondo e chi lo abita non sarà più come prima. La pandemia ci sta cambiando, ci ha già cambiati. In meglio o in peggio sarà solo il futuro a dirlo. Per ora possiamo solo intravedere tendenze o prospettive.

In una delle ultime puntate della nostra trasmissione “Zero Pollici” abbiamo chiesto a Ivo Lizzola, professore di Pedagogia della Marginalità e della Devianza all’Università di Bergamo, di aiutarci a leggere il difficile presente che stiamo vivendo. Lizzola si è soffermato sulle difficoltà, sui rischi, che questo tempo incerto e fortemente complicato si porta dentro. Così come sulle opportunità per un nuovo inizio.

«I mesi scorsi hanno lasciato tracce profonde – commenta -. Tutti i luoghi in cui noi percepiamo la fragilità personale e sociale vedono un incremento forte della sofferenza interiore delle persone, c’è la tendenza a lasciare un po’ la presa. Se non siamo capaci di fraternità e sororità in questo momento, i più fragili possono lasciare la presa. Tutto questo deve interrogarci sulla qualità delle nostre relazioni, sul modo di essere presenti con delicatezza e attenzione gli uni alle vite degli altri».

La pandemia ha diffuso la paura. E, lo sappiamo, la paura si porta spesso dietro la rabbia. Il rischio di un esacerbarsi del conflitto sociale è alto: ne abbiamo avuto una dimostrazione anche in questi ultimi giorni. È necessario immaginare al più presto strategie appropriate per evitare il peggio.

«Da un lato la pandemia sta rendendo evidenti delle grandi disequità sociali, delle grandi ingiustizie, anche dentro le nostre comunità – sottolinea Ivo Lizzola -. Le diseguaglianze, se diventano ancor più marcate di prima, rischiano di essere insopportabili. Perché qui ne va della sicurezza minima di vita, delle prospettive che tu puoi garantire a tuo figlio o tua figlia. Si è toccati nei nostri corpi e nelle nostre biografia. Davvero possono innescarsi i meccanismi della costruzione del colpevole, della costruzione del nemico, a cui attribuire tutta la responsabilità, la colpa».

Meccanismi da disinnescare al più presto. Ivo Lizzola sta lavorando, insieme ad altri, proprio per questo obiettivo. «Abbiamo avviato, nella rete di realtà che si occupano di giustizia riparativa in Lombardia, delle esperienze di gruppi nei quali accogliamo persone che stanno vivendo conflitti forti o li hanno vissuti. Sono i parenti delle vittime o alcuni dei malati con percorsi durissimi di ripresa. Ma sono anche infermieri, medici, datori di lavoro e i loro lavoratori, gli addetti alla grande distribuzione. Fare incontrare le narrazioni, far sentire il dolore dell’altro, sta avendo un effetto riparatorio, di riconoscimento reciproco, di sminamento delle coscienze. È così possibile un nuovo inizio, una nuova fiducia reciproca».

 

Condividi su:

Continua a leggere

Promoserio, Forchini confermato presidente all’unanimità
Cooperativa Consumo Ardesio, 60 anni festeggiati con grandi sconti