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La protesta dei ristoratori a Bergamo

Tovaglie apparecchiate, ma con le stoviglie capovolte. E lo slogan: “Siamo a terra”. Come in altre piazze d’Italia, anche a Bergamo questa mattina (mercoledì 28 ottobre) è andata in scena la protesta dei ristoratori contro l’ulteriore stretta dell’ultimo Dpcm.

La chiusura alle 18 rischia di essere il punto di non ritorno per tante attività ripartite a fatica dopo il lockdown di inizio anno. La Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio e Ascom hanno allora voluto far sentire la voce di un settore in estrema difficoltà organizzando una protesta in diverse città italiane. Si è trattato di una manifestazione pacifica, con gli imprenditori seduti a terra, a gambe incrociate, tutti a distanza di sicurezza.

«La ristorazione paga e, a differenza di altri settori, paga senza che ci siano prove che il Covid si prenda nei ristoranti, nei bar, e non in altri ambienti», ha detto Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo.

«Siamo indignati perché siamo stati indicati come causa di contagio – aggiunge Giorgio Beltrami, presidente Fipe Bergamo -. Abbiamo messo in atto tutti i protocolli che giustamente ci erano stati imposti. Siamo ritenuti anche responsabili di quel che avviene al di fuori dei nostri locali, quasi fossimo forze di polizia».

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