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“La montagna ha bisogno del lavoro, l’alternativa è lo spopolamento”

FIT CISL Bergamo, il sindacato che rappresenta i lavoratori funiviari, esprime
disappunto e preoccupazione rispetto a notizie ufficiose sull’imminente decisione
da parte del Governo di impedire l’inizio della stagione bianca.

“Paragonare i comportamenti estivi alla pratica degli sport di montagna è ridicolo,
tipico di chi la montagna la vede forse in televisione – dice Antonio Scaini, segretario
generale di FIT CISL Bergamo. Ancora una volta la politica è in confusione e non è in
grado di prendere decisioni semplicemente perché’ chi è chiamato a farlo non conosce
minimamente la montagna, chi la vive e chi la pratica. Inverno non significa solo
impianti di risalita, in montagna si pratica lo sci alpinismo, lo sci di fondo, le ciaspole,
le camminate e molte altre attività che non prevedono assembramenti e possono
essere svolte in sicurezza”.

Il sindacato ricorda l’articolato avviso comune (Ripartiamo in Sicurezza), siglato
insieme ad Anef (associazione nazionale esercenti funiviari) e consegnato alla
ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti De Micheli, contenente un’esaustiva
relazione sull’importanza di queste attività per l’economia delle Terre Alte, ma
anche le misure di prevenzione dal contagio da Covid-19.

La mancata apertura della stagione invernale comporterebbe pesantissime
ricadute sull’intero indotto rappresentato da albergatori, ristoratori, rifugisti,
commercianti, maestri di sci, senza dimenticare che, soprattutto nelle Valli
Bergamasche, molti operatori funiviari sono stagionali e che senza questa
occupazione non hanno alternative. Infine, sarebbero vanificati gli investimenti e i
lavori estivi effettuati per preparare le piste.

“Spesso si lamenta l’agonia di molti paesi montani alle prese con lo spopolamento le
cui conseguenze si evidenziano con la carenza di servizi, mancanza di esercizi
pubblici, dissesto idrogeologico, ma si dimentica che le attività ricettive favoriscono
l’occupazione in loco (scongiurando pendolarismo) e assicurano l’importante ruolo di
sentinelle del territorio, garantendo quelle opere e quelle infrastrutture a guardia del
dissesto che sempre più colpisce anche le Valli bergamasche”.

“Il Governo e Regione Lombardia non possono disconoscere il valore economico e
sociale che il settore dello sci rappresenta per l’Italia: oltre i 10 miliardi di fatturato con 400.000 persone impiegate nel turismo montano , quasi 2000 impianti di risalita
e 15mila dipendenti e altrettanti maestri di sci – aggiunge Scaini -. Bene hanno fatto
gli amministratori locali a ricordare che una stazione sciistica non è una discoteca e
neppure una spiaggia: spazi aperti in mezzo alla natura, impianti che possono
garantire il distanziamento, attività sportiva che non prevede contatti e un
abbigliamento che, dovendo difendere dal freddo e dalle cadute, isola completamente
la persona. Occorre decidere in fretta, le società che hanno in gestione gli impianti
devono procedere con l’assunzione del personale stagionale e attivarsi per assicurare
l’innevamento artificiale. Austria e Svizzera sono pronte, e noi”?

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Categorie: Featured, Notizie
Tag: Montagna, Sci

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