Per un giovane in Italia trovare lavoro non è una cosa semplice. Non è nemmeno rose e fiori all’estero, ma tra i giovani è comunque ancora diffusa l’idea che oltreconfine, in alcuni Paesi, le possibilità siano maggiori. Con la mobilità internazionale rallentata dal Covid-19 e il clima di incertezza generale per molti tuttavia le partenze sono state rinviate.
Il Regno Unito da tempo esercita una certa attrattiva sugli italiani in cerca di un nuovo futuro lontano da casa. Nonostante la Brexit, sono diversi i ragazzi che continuano a prendere in considerazione, come meta per un’esperienza all’estero, Londra, dove è presente la comunità di italiani (e bergamaschi) più numerosa fuori dai confini nazionali.
Lo conferma anche il presidente del Circolo dei Bergamaschi nel Mondo Radames Bonaccorsi Ravelli. «Ci sono ancora molti ragazzi bergamaschi che vogliono venire qui a Londra – afferma Radames -, non per niente nei giorni scorsi ho ricevuto 10 segnalazioni di conterranei che vorrebbero salire a metà gennaio. Li ho momentaneamente bloccati, in quanto con il Covid-19, che abbiamo anche qui a Londra, dovrebbero fare una quarantena di 14 giorni e spendere circa 150 pound per il tampone. Gli ho detto di aspettare i primi di febbraio, ma anche allora sarà necessario vedere quali saranno le richieste del Governo».
L’importanza della conoscenza della lingua
Nel frattempo gli interessati possono prepararsi equipaggiandosi con quanto è indispensabile per il trasferimento. «Chi volesse esercitare una professione specifica deve avere una conoscenza linguistica specifica almeno a livello B1 (penso a infermieri, elettricisti, laureati) e avere un lavoro con uno stipendio lordo minimo di 26.000 sterline all’anno. Per chi invece non avesse già individuato un’occupazione si sta cercando di trovare un accordo su un percorso diverso che ad esempio potrebbe prevedere un periodo di stage di 3 mesi alla fine del quale, nel caso di conferma da parte del datore di lavoro, il ragazzo dovrebbe restare vincolato all’attività per almeno un anno e per i primi due anni non potrebbe accedere ad aiuti statali (disoccupazione, sostegno per l’affitto, tasse municipali etc…)».
Il quadro al momento non è ancora definito, ma l’impressione è che ci saranno accordi che non penalizzeranno gli italiani. «Professionalmente siamo molto apprezzati»: motiva il presidente del Circolo dei Bergamaschi nel Mondo di Londra.
Attenzione comunque alla burocrazia. «Ci sono ragazzi – continua – che erano rientrati in Italia per il Covid. Non avranno problemi a tornare a Londra se hanno già fatto la richiesta dell’applicazione che gli concede di entrare e uscire dal Paese. Ci aspettiamo tuttavia nuove regole nei prossimi mesi: ad aprile dovrebbe esserci un quadro più chiaro. Una cosa molto importante è che fino al 30 settembre si potrà entrare nel Regno Unito con la carta d’identità elettronica, dal primo ottobre con il passaporto. Non c’è bisogno di alcun visto a livello turistico».
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