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La slavina sul Timogno e l’ordinanza di Ardesio

Una slavina scesa nei giorni scorsi sul monte Timogno ha riacceso sui social il dibattito sulle misure prese da alcuni Comuni per impedire l’accesso a zone potenzialmente pericolose ad escursionisti e scialpinisti.

In questo caso, l’attenzione si è concentrata sull’ordinanza firmata il 24 gennaio dal sindaco di Ardesio Yvan Caccia che ha imposto il divieto d’accesso proprio lungo i pendii del Timogno. C’è chi ha visto nella slavina (nella foto di Micaela Begnis scattata il 2 febbraio) la prova che il provvedimento andava preso, altri hanno invece ribadito la contrarietà a limitazioni imposte dai Comuni.

«Quando abbiamo emesso l’ordinanza, ci sono state lamentele per il divieto – commenta il sindaco di Ardesio, Yvan Caccia -. Ma il provvedimento era stato preso in seguito a specifiche segnalazioni da parte dei gestori degli impianti e delle forze dell’ordine, vista la situazione di pericolo. Le foto pubblicate sui social della slavina, scesa appena sotto il percorso di solito seguito dagli scialpinisti, mostrano come l’ordinanza fosse necessaria. L’obiettivo era impedire che qualcuno potesse farsi male e credo sia stato raggiunto.
Stiamo monitorando un altro paio di situazioni potenzialmente pericolose sul nostro territorio e, in caso di bisogno, interverremo con altri provvedimenti».

Il 25 gennaio, sempre per il pericolo slavine e valanghe, il Comune di Ardesio ha vietato anche l’accesso alla strada del Pià Spiss che dal bivio per l’Alpe Corte conduce all’ex albergo Sempreneve, nella zona dei vecchi impianti da sci.

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