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Lombardia in “arancione scuro”, come si organizzano le scuole dell’infanzia

Di una chiusura ormai c’era sentore da giorni, ma che arrivasse così presto in pochi se lo aspettavano. Nelle scuole dell’infanzia l’ordinanza della Regione Lombardia ha colto di sorpresa. E sollevato più di una perplessità. Soprattutto per i tempi, ma anche per le conseguenze sui bambini più piccoli che non possono certo contare sulla didattica a distanza.

Le scuole materne si son dovute adattare facendo buon viso a cattivo gioco. Così come i genitori che lavorano, costretti in fretta e furia a trovare qualcuno cui affidare i figli. Non tutti possono contare sui nonni. E anche quando ci sono e sono disponibili, c’è comunque il timore di un possibile contagio.

Le scuole, intanto, si stanno riorganizzando. Una delle più grandi sul nostro territorio è la “Clara Maffei” di Clusone: 160 bambini tra asilo nido, sezione primavera e infanzia. Non tutti i bambini, però, saranno a casa. «L’attività di tutte le sezioni della scuola dell’infanzia sarà sospesa a partire da domani (venerdì 5 marzo) – spiega Isabella Seghezzi, presidente della Fondazione “Clara Maffei” -. Resteranno invece attivi nido, primavera e spazio gioco, quindi tutti i servizi educativi connessi alla fascia d’età da 0 a 3 anni».

L’ordinanza, però, prevede eccezioni. «Per i bambini con disabilità certificate oppure con bisogni educativi speciali è ammessa la possibilità di frequentare la scuola dell’infanzia – prosegue Isabella Seghezzi -. Lo stesso vale per i figli di genitori entrambi lavoratori, almeno uno dei quali sia impegnato in servizi pubblici essenziali. Quindi attività sanitarie, forze dell’ordine, istruzione, informazione. Per queste situazioni la fondazione garantisce l’apertura dei servizi, anche la scuola dell’infanzia, a partire da lunedì 8 marzo. Abbiamo inviato una comunicazione alle famiglie con un modulo da compilare. A seguito delle richieste che riceveremo attiveremo il servizio con tutte le cautele e il rispetto dei protocolli».

Resta il rammarico per una decisione piovuta all’improvviso. «Per i bambini è importante frequentare l’asilo – sottolinea la presidente della “Clara Maffei” -. Anzitutto non possono beneficiare della “stampella” della didattica a distanza. Per loro non andare a scuola significa interrompere i programmi su cui stavano lavorando, il processo di acquisizione di autonomie e competenze, non giocare, non socializzare. Forse bisognava pensare a un sistema di prevenzione e messa in sicurezza che tenesse in considerazione le esigenze primarie anzitutto del bambino, oltre a quelle dei genitori che lavorano».

C’è poi la questione sicurezza. «Da settembre ad oggi tra nido, primavera e scuola dell’infanzia non abbiamo avuto alcun caso di positività. Sicuramente siamo stati fortunati, ma credo anche bravi. Abbiamo rispettato le regole, cercato di mettere la struttura quanto più in sicurezza, aumentato il personale delle pulizie e della didattica, tenuto un numero di bambini inferiore rispetto alla soglia legale nelle sezioni. Tutto questo per evitare la chiusura».

Isabella Seghezzi si sofferma anche sulla questione vaccini. «Solo da oggi il personale della scuola dell’infanzia e della primavera può aderire alla campagna di vaccinazioni anti Covid. Siamo al 4 marzo. Ci troviamo nella stessa situazione dell’anno scorso, con la chiusura dei servizi, ma con la possibilità di avere la soluzione: il vaccino. Soluzione che però non è ancora stata sfruttata a pieno. Questo fa arrabbiare».

Nel video l’intervista andata in onda nel tg di Antenna2:

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