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Gandino, in una scultura il dramma della pandemia e la speranza di rinascita

Ci sono il passato e il presente, il dramma e la speranza, nelle due opere d’arte inaugurate oggi (sabato 4 dicembre) a Gandino. Si tratta di due sculture realizzate dall’artista Giancarlo Defendi e posizionate sotto il porticato del municipio in Piazza Vittorio Veneto.

Come ricordato dal sindaco Elio Castelli, le opere sono un dono che la Edilizia Interna di Nodari & Servalli ha voluto fare alla comunità gandinese. «All’idea iniziale del Leone di San Marco – ha spiegato il sindaco – si è aggiunta una statua di grande impatto e intensità, ideata su suggerimento di una mamma che lavora in Casa di Riposo e collocata in un’edicola in ferro corten all’imbocco del porticato, verso piazza XXV Aprile. Ricorderà per sempre la tragedia immane della pandemia, ma sarà innanzitutto un segnale di reazione e di volontà di rinascita».

Sentimenti che l’architetto Gustavo Picinali (coordinatore del progetto di posa) ha riassunto in una frase incisa sulla statua: “Hai spezzato le nostre vite, o morte, ma non hai vinto. Più forte di te è l’amore che ancora ci unisce nel ricordo”. Picinali prima e lo scultore Defendi poi hanno ricordato come la collocazione ha volutamente evitato consuetudini legate per esempio a un parco o un aiuola,  «puntando decisamente con il dialogo e l’interazione delle opere con la gente, nella vita di tutti i giorni».

Non meno rilevante la collocazione della scultura che raffigura il Leone di San Marco a ricordo del periodo storico legato alla Repubblica di Venezia. Un tempo vi era in piazza a Gandino una colonna marmorea con il leone poi abbattuta dai francesi e finita abbandonata in un campo, prima di diventare addirittura utile strumento per la rullatura del campo di calcio comunale. Il Leone di Defendi (autore anche della statua marmorea del Beato Talamoni nel Duomo di Milano) è adagiato sulla riproduzione di un pizzo locale (il Museo di Gandino ne è scrigno fra i più importanti al mondo), con due pannocchie di Mais Spinato, che proprio da Venezia arrivò a Gandino all’inizio del ‘600.

Le nuove statue sono state benedette dal prevosto don Innocente Chiodi e ammirate da una piccola folla, rappresentativa di tutte le componenti della comunità gandinese. Fra gli altri c’erano i componenti della Giunta comunale, il maresciallo capo Francesco Ciaco comandante della locale stazione Carabinieri, rappresentanti di Pro Loco, Protezione Civile, Cai e associazioni di volontariato, esponenti del mondo artistico come il pittore Ivano Parolini e gli architetti Rota Nodari e Baleri.

Il servizio di Antenna2:

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