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Novazza di Valgoglio: arrivato un gruppo di persone dall’Ucraina

A Novazza di Valgoglio, alla Case Vacanza Ca’ Rosei, ieri sera (mercoledì 2 febbraio) è arrivato un gruppo di una decina di persone scappate dall’Ucraina. Principalmente donne. Hanno lasciato Charkiv, città dell’Ucraina orientale e sono tra le prime persone ad arrivare nella Bergamasca dopo avere lasciato il Paese oggi teatro di combattimenti. Sono legate a una Ong (organizzazione non governativa), con relazioni in Italia, che accompagna i giovani con disabilità o in uscita dall’orfanotrofio e dal collegio. 

«Siamo scappati prima che scoppiasse il conflitto – spiega Elena Mazzola, presidente della Ong Emmaus di Charkiv -, ci siamo resi conto della gravità della situazione per cui ho portato le ragazze a Leopoli (Ucraina occidentale) dove ci trovavamo quando è scoppiata la guerra. Siamo partiti da lì e siamo andati al confine con la Slovacchia. Abbiamo fatto 50 ore di viaggio e abbiamo passato la notte in macchina al confine. Poi sono venuti a prenderci amici che ci hanno portato in Italia». 

«Abbiamo evacuato i ragazzi della nostra Ong – prosegue Mazzola -, con noi ci sono ragazze con disabilità e un bambino di 3 mesi, figlio della nostra direttrice. In viaggio insieme a noi c’erano anche alcuni uomini, educatori e il marito della direttrice, ma la legge marziale in questo momento è molto rigida e possono partire solo le donne». 

I sentimenti che albergano nei cuori 

«Noi vorremmo essere là perché è la nostra casa – prosegue Mazzola –, abbiamo lasciato tutto: amici, parenti… La paura tuttavia si mescola al desiderio di tornare per ricostruire: questo è il sentimento che domina i nostri cuori, oltre a quello più urgente che è aiutare la gente che sta scappando. In questi giorni ho ricevuto messaggi di persone che mi chiedono aiuto. Noi siamo profughi fortunati in quanto abbiamo una rete di rapporti. Qui abbiamo amici che ci accolgono, ma ci sono tantissime persone che partono senza nulla e nessuno da raggiungere. Questa è l’urgenza più grande». 

«Io sto ricevendo personalmente tantissime lettere che danno disponibilità ad accogliere rifugiati dall’Ucraina – prosegue la direttrice -. Ho scritto un piccolo post su Facebook per un’associazione di Charkiv di orfani e ho ricevuto donazioni e vorrei chiedere di sostenere i progetti di AVSI, soprattutto in Polonia e Romania, che sono la prima accoglienza per i profughi. Sta facendo un lavoro importante e la prima accoglienza sul confine ora è l’emergenza vera». 

«Siamo arrivati ieri sera – conclude Mazzola -, non ero mai stato qui ma sapevo dell’esistenza di questo posto in quanto sono legato ad amici della Bergamasca, diciamo che alcune persone di Bergamo sono tra le più importanti della nostra Ong per il sostegno che ci hanno dato. Ero certa che scappando dall’Ucraina ci avrebbero accolti. Nonostante la fatica e la stanchezza abbiamo l’impressione di essere a casa e quindi siamo molto grati per come siamo stati accolti». 

Il racconto delle ragazze ucraine

«Il viaggio è durato diversi giorni – racconta Olena Kutsed è stato molto difficile sia dal punto di vista fisico, sia per il morale. Soprattutto è stato difficile perché il fatto di lasciare la propria casa e gli amici. Sono in contatto con molti di loro. Vediamo le notizie, vorremmo aiutarli ma in questo momento oltre a pregare non si può fare molto. Hanno detto che sono venuti a salvarci ma nessuno ci sta salvando. Ci serve l’aiuto delle altre nazioni. Noi sappiamo come vivere, non abbiamo bisogno di chi sta arrivando. Ci serve invece l’aiuto degli altri Paesi». 

L’appello rivolto a Papa Francesco

«Mi è venuta un’idea forse un po’ matta – afferma Olena Kuts -, ma sarebbe veramente bello se il Papa venisse in Ucraina, in particolare a Kiev. In questo modo le persone potrebbero vedere ancora meglio cosa sta succedendo».  

«Ringrazio tutti quelli che dall’Italia ci hanno aiutati a fare questo viaggio – afferma Tanja Baranova – io sono grata, sono al sicuro ma non posso stare tranquilla, ho due fratelli che sono ancora in patria. Oggi è il compleanno di uno dei due, normalmente gli augurerei che i suoi sogni si possano realizzare, ma in questo momento gli augurerei che possa sopravvivere alla guerra. In questo momento molti colleghi, amici e fratelli sono lì. Stiamo cercando di raccogliere informazioni da loro su quanto sta accadendo. Sono molto orgogliosa dell’esercito Ucraino che sta lottando per difendere la nostra patria ed è molto grata a tutti i volontari che si stanno spendendo. E ringrazio chi ci ha aiutato durante il viaggio. Ringrazio il nostro presidente e il nostro esercito che stanno lottando per la nostra libertà e tutto il mondo sta vedendo questa lotta per la libertà e ci sostiene. Mi voglio rivolgere ai Bielorussi e ai Russi che sostengono il regime di Putin: lottate affinché questo regime non abbia più il potere e la possibilità di colpire i civili in Ucraina». 

Novazza di Valgoglio

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