Ancora una volta si torna a parlare del comportamento dei ciclisti sulle case di casa nostra. A prendere posizione è il Presidente dell’Aci di Bergamo Valerio Bettoni.
“Posso dire che nella mia famiglia la bicicletta è sempre stata di casa, quindi ho un legame di vita. Il primo a inforcarla fu mio padre, di cui ricordo storiche e faticose pedalate ad ogni fine di settimana da Sesto San Giovanni, dove lavorava, a Endine. Qui saliva tutti i venerdì sera per ridiscendere alla domenica sera. Imprese impensabili oggi, con il traffico moltiplicato che s’è sviluppato e i conseguenti pericoli. Da bambino e da ragazzo, con la compagnia di allora, anch’io mi spostavo in bici. Ho percorso in lungo e in largo tutta la Valle Cavallina”.
“Partendo da queste premesse, nutro sentimenti di simpatia per il popolo delle bici e da Presidente della Provincia mi impegnai anche per la realizzazione di ciclovie che – come un po’ dappertutto, ora, in Italia e ancor più in altri Paesi d’Europa – hanno conosciuto e stanno avendo attenzioni speciali e lunghe piste per il loro transito. Chiaro che bisognerebbe fare di più, perché le ciclovie sono ancora poche in rapporto all’aumento dei cicloamatori, che ormai troviamo sulle nostre strade tutti i giorni della settimana, specie di sabato e domenica. Spesso pedalano a gruppi ed è anche bello vederli procedere: ci riconciliano un po’ con la velocità del pedale, abituati come siamo a quella dei motori. Procedendo al loro seguito, impariamo a nostra volta ad ammirare e godere dei paesaggi e della natura che incontriamo. Tutti sappiamo bene che i ciclisti sono esposti a numerosi pericoli della circolazione, vuoi per la fragilità della bici vuoi per la fretta del popolo dei motori: più che condivisa la necessità di tutelarne sicurezza e incolumità.
Disapprovo però “se” e senza “ma” l’indisciplina e la maleducazione di coloro che pensano di poter occupare indisturbati tutto il campo stradale, sciamando in gruppo anziché in fila, considerando anche il fatto che molte strade, soprattutto in montagna, sono anguste. Non si può occupare con prepotenza tutta la strada, reagendo con insulti, parolacce e gestacci sublimati dal dito medio all’indirizzo di chi vorrebbe poter procedere, superandoli nell’osservanza delle norme che regolano il traffico. E non sono tollerabili le licenze che molti ciclisti si prendono nell’inosservanza della segnaletica, passando con il rosso ai semafori, andando contromano anche lungo sensi unici, transitando sui marciapiedi, mettendo a rischio l’incolumità dei pedoni e creando pericoli di incidenti”.
“Il mio auspicio è quello di una consapevolezza di base che la strada è di tutti e si impone il rispetto di tutti, in primis i pedoni usurpati su uno spazio a loro riservato. Mi auguro che le nuove disposizioni al varo del parlamento in autunno tengano conto dell’esigenza di sicurezza di tutti gli utenti, in particolare i più vulnerabili e puniscano coloro che in varie forme infrangono il codice della strada”.