Dopo l’annuncio da parte delle società interessate dell’opzione per l’acquisto di parte degli asset della Cooperativa Nuova Lizzola, che si occupa degli impianti nel territorio di Valbondione, da parte della società Rsi impegnata invece nel rilancio degli impianti di Colere, non si è fatta attendere la risposta di Orobievive, il coordinamento informale permanente delle Associazioni ambientaliste della provincia di Bergamo
“Attendiamo con curiosità di conoscere i dettagli di questa nuova iniziativa che riteniamo peraltro non possa materialmente discostarsi di molto da quella già proposta nel lontano anno 2012 e naufragata per evidenti difficoltà ambientali e tecnico-economiche -si legge nella nota dell’associazione -. Queste ultime erano evidenti dai bilanci della società proprietaria degli impianti di Lizzola; difficoltà economiche che, superate a Colere con i nuovi finanziamenti, si sono oggi riproposte ai nuovi gestori degli impianti di Lizzola e derivanti, oltre che dalla carenza di neve, anche dalla obsolescenza degli impianti medesimi. Ecco che ora compare chi è disposto a finanziare anche la stazione di Lizzola e consentire alla stessa di attingere a contributi pubblici per poi collegarla a Colere creando questo tanto sognato comprensorio sciistico di 50 km di piste dichiarate”.
“Purtroppo nessuno dei proponenti considera le variazioni climatiche in atto, tranne l’inverno appena passato particolarmente ricco di precipitazioni nevose, da considerarsi un’eccezione nel trend di innalzamento delle temperature medie e le sempre più scarse disponibilità di neve naturale e nemmeno conosce gli studi effettuati in anni recenti che ci dicono che il mercato dello sci è praticamente saturo e non più espandibile all’infinito. Il turista cerca ora un approccio montano che sia eco-compatibile e rispettoso dell’ambiente. Certo è che se le proposte vanno solo nel senso del profitto e dello sfruttamento a tutti i costi, non si ha nessuna possibilità di scelta”.
“Temiamo anche che i dettagli del nuovo Piano di collegamento sciistico possano contemplare necessariamente lo stravolgimento della Valle Conchetta (in area protetta Natura 2000) e la realizzazione di una galleria nel Pizzo di Petto. Stravolgimento che sarà ben evidente nel periodo estivo quando l’assenza di neve metterà in luce l’ambiente devastato dalle piste e dai tralicci degli impianti. Ci sorprende inoltre che dopo numerosi anni di crisi nell’innevamento montano, si voglia insistere nel realizzare un collegamento che, per andare a regime, ha la necessità di ricorrere ad innevamento artificiale e programmato, costoso ed inoltre poco praticabile in zone che, per conformazione del terreno prevalentemente calcareo, sono prive di consistenti riserve idriche. Non ci sorprendono invece le risposte positive espletate da Sindaci e dai Presidenti delle Comunità Montane che, evidentemente a corto di qualsiasi proposta od idea alternativa allo sviluppo sciistico e a lungo termine, vedono nell’iniziativa solamente aspetti positivi”.
“Siamo infine curiosi di conoscere la valutazione che dovrà essere data su questo nuovo progetto da parte degli altri soci di Scalve Mountain che, non seguendo le iniziative sciistiche riproposte, con l’addestramento in corso sotto la guida dell’Università di Bergamo e degli esperti di Padova lavora per la formazione di personale della valle di Scalve che sia preparato ad un nuovo approccio allo sviluppo turistico della valle. Esperienza replicabilissima anche per Lizzola e Valbondione”.