Dritta nella sua storia, dal portone principale, dopo una partita dominata in lungo e in largo. Fantastica Atalanta, che piega con una tripletta di Lookman il Bayer Leverkusen, regalando ai tedeschi per la prima volta in stagione il sapore amaro della sconfitta nella partita più importante e conquista l’Europa League. E Bergamo gode: migliaia e migliaia in tutta la provincia davanti ai maxischermi, dalle valli alla città; il capoluogo orobico è stato preso d’assalto da più di 15mila tifosi atalantini che fino a notte fonda hanno voluto festeggiare il trionfo dei ragazzi di Gasperini.
Appuntamento con la storia centrato, come nessuno mai avrebbe pensato. La partita perfetta, umiliando e dominando in lungo e in largo i tedeschi che ben poco ci hanno capito: 2-0 a fine primo tempo e poi una ripresa in cui il tempo sembrava non passare più. Al fischio finale il sogno diventa realtà. L’Europa League è alzata al cielo per la prima volta da una formazione italiana: l’ultima a vincere la Coppa Uefa fu il Parma proprio 25 anni e guarda caso contro il Marsiglia (quest’anno eliminato dall’Atalanta in semifinale). Bergamo esplode di gioia fino a notte fonda e dalla provincia in migliaia arrivano a Porta Nuova per godersi una festa senza fine.
E’ stato rompere un tabù: prima di ieri generazioni di atalantini non hanno mai visto vincere nulla. Dal 1963 un trofeo manca nella bacheca bergamasca: il tempo è passato inesorabile tra decenni tra A e B, una triste annata in C, l’era Bortolotti e i sogni svaniti tra Coppa Uefa e Coppa delle Coppe, fino alla seconda era Percassi e ad un lungo percorso che ha un attore principale e risponde al nome di Gian Piero Gasperini. Atalanta bellissima e incompiuta, senza successi nell’era Gasp: ora le cose sono cambiate e un cerchio si è chiuso.
E il pensiero va ai tristi giorni del Covid19, agli atalantini che non ci sono più, alle vecchie generazioni di abbonati di un calcio diverso che ora da lassù vedono figli e nipoti festeggiare e in cuor loro esultano, per un trionfo che è di tutti i bergamaschi.
