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Il ricordo della strage del treno a Colzate: un tragico errore che fece 24 vittime

Il 29 gennaio del 1945 si consumava a Colzate un evento rimasto tristemente famoso in Valle Seriana come «la strage del treno». Alcuni aerei militari degli alleati americani, con l’obiettivo di tagliare ogni linea di comunicazione e rifornimento dei nemici tedeschi, mitragliarono un treno diretto a Clusone, sventrandolo e togliendo la vita a ventiquattro persone, quasi tutte civili. Un fatto che, per numeri, risulta il secondo bombardamento aereo con più vittime in bergamasca dopo i quasi trecento morti del bombardamento all’acciaieria di Dalmine, nel 1943.

A ottant’anni di distanza, l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha commemorato le vittime presso il memoriale degli steli lungo la pista ciclabile, posto a pochi passi dal luogo della tragedia.

L’installazione, inaugurata nove anni fa, il 25 aprile 2016, è opera dell’artista contemporaneo Francesco Lussana, originario di Torre Boldone. Rappresenta una serie di piloni rossi, definiti steli, disposti in due file da dodici, per un totale corrispondente al numero di vittime accertate della strage. Gli steli sono posti a distanza tale da ricordare la grandezza di un vagone ferroviario e gli spazi tra un pilone e l’altro rappresentano il fatto che il vagone sia stato completamente sventrato dalle mitragliatrici americane.

Alla commemorazione, oltre all’artista e alle autorità civili, erano presenti anche il presidente dell’Anpi provinciale Mauro Magistrati e una rappresentanza delle sezioni Anpi di Albino e della Valgandino, ma anche diversi parenti delle vittime che hanno portato il proprio contributo nel ricordo della strage.

Per molti anni si credette che fossero stati i tedeschi a bombardare il treno, in quel momento nemici della lotta partigiana che proprio in Valle Seriana ebbe diversi episodi passati alla storia. Tuttavia, grazie a importanti studi sugli archivi delle milizie statunitensi portati avanti negli ultimi anni dall’ingegnere Callisto Gatti, è emerso come fossero stati propri gli alleati americani a compiere la strage.

«Nella mattina di quel giorno – ha spiegato Giovanni Cazzaniga, presidente dell’Anpi Valgandino – quattro caccia bombardieri sono partiti in direzione di Livigno, dove si credeva ci fossero obiettivi nemici da colpire. Non avendo trovato nulla, sulla strada del ritorno hanno avvistato il facile bersaglio di un treno che hanno colpito. Non sapevano che sul treno c’erano dei civili e non si trattava di un rifornimento o di un obiettivo militare nemico. Purtroppo, anche questo fatto si inserisce nei tanti errori che l’ultimo periodo della guerra ha provocato».

La cosa che forse colpisce maggiormente, alla luce di questa rivelazione, è che nonostante si parli di un evento occorso ottant’anni fa, apparentemente in un’altra epoca storica, capita spesso ancora oggi di imbattersi in notizie simili legate a stragi di civili dai numerosi fronti di guerra ancora aperti nel mondo.

Come ha ribadito anche il presidente dell’Anpi provinciale: «Dalla Seconda guerra mondiale i conflitti sono diventati totali e ancora oggi nelle guerre in giro per il mondo sono soprattutto i civili a farne le spese ed esserne vittime, credo che in questa fase storica così complessa e disordinata non siamo ancora stati in grado di applicare il concetto del “mai più”. Ecco perché momenti come questo cercano di far riflettere su quanto avvenuto e dare monito del fatto che abbiamo bisogno di una memoria che possa essere alla base di prospettive di pace».

Questa sera (mercoledì 5 febbraio) alle 19 su Antenna 2 (canel 84 del digitale terrestre o in streaming) uno speciale dedicato alla commemorazione di Colzate.

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