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In Lombardia una legge sulle baby gang. Il Pd: «Provvedimento solo di facciata»

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato a maggioranza una modifica alla legge regionale 1/2017, focalizzandola specificatamente sul contrasto al fenomeno delle baby gang. Il provvedimento, che stanzia complessivamente 450mila euro, è stato presentato dal consigliere Alessandro Corbetta con Floriano Massardi come relatore, entrambi esponenti della Lega.

La norma introduce diverse misure volte a fronteggiare il disagio giovanile e la violenza minorile attraverso azioni sperimentali. Il provvedimento prevede interventi di prevenzione sociale nelle aree con maggiore presenza di bande minorili, accompagnati da progetti di riqualificazione degli spazi urbani attraverso iniziative culturali, educative e sportive. Verranno inoltre istituiti sportelli di ascolto e aiuto, mentre specifiche risorse saranno dedicate all’analisi dei fenomeni di illegalità collegati alle baby gang e allo “street bullying” (il bullismo di strada). La legge introduce anche l’attivazione di percorsi di servizio sociale obbligatorio per i minori autori di reati e programmi di formazione per operatori sanitari, sociali e agenti di polizia locale.

La legge amplia inoltre la composizione della Consulta regionale, che sarà arricchita dalla presenza di un rappresentante dei giovani e potrà includere esponenti di amministrazioni competenti in materia di giustizia minorile e sicurezza. La Consulta avrà il compito di raccogliere informazioni sul fenomeno con funzioni consultive e propositive. Inoltre, la Regione potrà sottoscrivere protocolli di intesa con amministrazioni locali e statali per realizzare programmi di sensibilizzazione e sostegno alle vittime, promuovendo la giustizia riparativa.

«Quello delle baby gang – ha spiegato il relatore del provvedimento, Floriano Massardi – è un problema nazionale, particolarmente diffuso nelle grandi città e nelle periferie nel Nord Italia, e va affrontato con determinazione per evitare che questo fenomeno dilaghi ulteriormente. Oggi approviamo un testo atteso da anni e che introduce percorsi socio-educativi. Con questa iniziativa vogliamo dare risposte e governare il fenomeno. Si contrastano le violenze, si gestiscono i reati commessi da minori, nella maggior parte dei casi di origine nordafricana, e si introducono misure per facilitare la rieducazione degli stessi con un approccio complessivo che affronta sia il disagio giovanile sia le tematiche della sicurezza urbana».

Il commento dei consiglieri bergamaschi

Casati e Scandella (Partito democratico)

I consiglieri regionali bergamaschi del Partito democratico Davide Casati e Jacopo Scandella criticano il provvedimento: «Un progetto di legge liquidato in tre sedute in commissione Cultura e senza nessun confronto con la commissione che si occupa invece di sicurezza, né con i sindaci che dovrebbero essere coinvolti, non può diventare una vera legge, ma solo una bandierina inutile da sventolare sui giornali e a mezzo social – osservano -. Se questa maggioranza avesse voluto davvero intervenire per affrontare un problema importante come quello delle baby gang, avrebbe dovuto cominciare ad applicare la legge regionale che già esiste e che giace inapplicata, cioè la legge 6 del 2015, che disciplina i servizi di polizia locale e promuove la sicurezza urbana».

«In tutta la legge non esiste una definizione di cosa siano le baby gang, che sicuramente non c’entrano nulla con il bullismo come indicato nella proposta – attaccano Casati e Scandella – ma se non si definiscono le parole e i ruoli e se non si disciplina nulla, che senso può avere un provvedimento come questo? C’è una competenza nazionale sulla definizione dei reati che non è stata ancora fatta e in Regione Lombardia hanno deciso oggi di fare una legge sulle baby gang senza neanche definire che cosa siano».

«Si parla anche di giustizia riparativa, ma la Regione Lombardia non ha alcuna competenza diretta in materia – proseguono i consiglieri -. Si parla di coinvolgimento degli enti locali, ma gli enti locali non sono stati consultati. Inoltre, ricordiamo che abbiamo già una legge sulla sicurezza urbana che prevede la convocazione, da parte dell’assessore alla sicurezza, di una consulta che da due anni non viene convocata».

I consiglieri dem hanno anche contestato il taglio delle risorse regionali per la sicurezza, «lasciando solo 4 milioni e mezzo di euro all’anno: 40 centesimi all’anno per ogni lombardo».

Anelli (Lega)

Di parere opposto Roberto Anelli della Lega. «In questi ultimi mesi il fenomeno delle baby gang ha subito un’escalation impressionante, sia in Lombardia che nel resto del Paese, connotandosi non più come una forma di disagio sociale, ma come vera e propria criminalità organizzata. Anche la nostra Provincia non è esente da atti di violenza perpetrati da gruppi di minorenni, spesso di origine straniera».

«Da vent’anni – prosegue Anelli – la Lega, che pone al centro dell’agenda sicurezza, immigrazione e autonomia, denuncia inascoltata questa situazione che coinvolge tanti minori di origine straniera e che non è, come vorrebbe qualcuno, semplice disagio adolescenziale, ma un problema di mancata integrazione e di immigrazione mal gestita. Regione Lombardia non ha quei poteri di intervento nell’ambito della Pubblica Sicurezza che ci avrebbe garantito invece l’autonomia. Ciò nonostante, grazie al Progetto di Legge approvato oggi, possiamo quanto meno intervenire con misure di prevenzione e contrasto delle baby gang.

«Il nostro Progetto di legge ha finalità non repressive ma rieducative – conclude Anelli -. È un importante passo avanti nel contrasto ad un fenomeno che interessa tutti i settori della nostra società. La Lombardia difatti è la prima Regione che segue ed amplia una legge dello Stato, il Decreto Caivano, diventando una volta di più apripista su un tema di cui rivendichiamo la primogenitura».

Macconi, Mazzoleni e Schiavi (Fratelli d’Italia)

«A differenza della sinistra, non chiudiamo gli occhi e non minimizziamo: il fenomeno delle baby gang non può più essere ignorato. Un criminale è tale anche se minorenne», sostengono i consiglieri bergamaschi di Fratelli d’Italia Pietro Macconi, Alberto Mazzoleni e Michele Schiavi.

«Questo provvedimento – sottolinea Macconi – è di fondamentale importanza per il futuro dei giovani lombardi e per il nostro territorio. L’obiettivo di questa legge è dare a ogni giovane l’opportunità di essere protagonista del proprio futuro, creando occasioni di inclusione e prevenendo i rischi legati al disagio».

«Il Pdl approvato oggi in Consiglio regionale prevede un contributo sperimentale di 100.000 euro per ciascun anno del triennio 2025-2027, destinato a finanziare progetti di educativa di strada nei luoghi di aggregazione giovanile – aggiunge Mazzoleni – Questo è un investimento fondamentale per rispondere a un fenomeno che, seppur complesso, va affrontato con misure concrete e tempestive. Attraverso i fondi messi a disposizione, enti locali lombardi, associazioni del Terzo settore e organizzazioni religiose potranno selezionare i progetti attraverso un bando pubblico, raccogliendo dati reali sulle esigenze giovanili e dando risposte mirate».

«La devianza giovanile è un problema che tocca profondamente tutte le aree della nostra regione, comprese quelle più periferiche e marginalizzate – sottolinea Schiavi -. È necessario intervenire con azioni efficaci e mirate per evitare che i giovani scivolino in situazioni di esclusione e disagio sociale. La legge punta, tra l’altro, a contrastare il consumo di alcol e droghe e a fornire spazi sicuri e inclusivi dove i ragazzi possano crescere e svilupparsi in modo sano. Con questo provvedimento, vogliamo costruire una rete di supporto forte per i nostri giovani, promuovendo attività educative, sociali e sportive che li coinvolgano attivamente. È un passo importante, che segna l’inizio di un percorso che avrà un impatto positivo sulle future generazioni».

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