Una giornata speciale a Nembro, dove si è celebrato non solo la tradizionale Festa dell’Emigrante, ma ha anche l’inaugurazione di un nuovo spazio al Museo della Miniera e dell’Emigrante, un luogo voluto e realizzato con grande impegno da Lino Rota e sua moglie Mariuccia. Si tratta di una fedele ricostruzione di una baracca utilizzata dai minatori italiani nelle miniere belghe. Questa nuova sezione del museo è stata pensata per far comprendere alle nuove generazioni le condizioni di vita e il sacrificio degli emigranti, che partivano per il mondo in cerca di fortuna e dignità. Numerose le autorità presenti all’inaugurazione, a partire dai consiglieri regionali Michele Schiavi e Alberto Mazzoleni, la consigliera provinciale Giorgia Gandossi, il Sindaco di Nembro Gianfranco Ravasio insieme a diversi componenti della sua giunta e il Presidente dell’Ente Bergamaschi nel Mondo Carlo Personeni.
L’inaugurazione cade alla vigilia del 69° anniversario della tragedia di Marcinelle, dove l’8 agosto del 1956 persero la vita 262 persone, tra cui 136 minatori italiani. L’evento ha rappresentato un’occasione per ricordare quel tragico momento e per riflettere sulle difficoltà incontrate da chi lasciava il Paese. La questione dell’emigrazione, come è stato sottolineato durante la giornata, non si è mai fermata. “L’anno scorso quasi 90.000 persone a livello nazionale hanno lasciato il Paese -spiega Personeni-. Attualmente, gli iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) sono oltre 6 milioni, di cui 640.000 dalla Lombardia e 72.000 dalla provincia di Bergamo. Il problema della xenofobia, un tempo manifestato con l’epiteto di “macarronì”, purtroppo, esiste ancora”.
La baracca ricostruita ha avuto un costo complessivo di 54.000 euro, di cui 30.000 sono stati coperti da donazioni, ma ne servono ancora 25.000 per completare il progetto. “Una volta terminata -spiega il Presidente dei Nembresi nel Mondo Gianni Comotti-, all’interno troverà posto una fedele ricostruzione dell’ambiente di vita dei minatori, con arredi originali provenienti dalle miniere belghe, oltre a vetrine espositive che ospiteranno tutto il materiale storico attualmente conservato nella casa privata di Lino Rota. Un grande passo, dunque, per mantenere viva la memoria e le problematiche dell’emigrazione”.