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Terziario, il bilancio in Bergamasca: perdono vetrine i negozi tradizionali, in crisi le valli

Il bilancio annuale sulle imprese del commercio, turismo e servizi elaborato da Confcommercio Bergamo rivela un saldo positivo di 1201 imprese, con 2859 aperture e 1658 cessazioni. I numeri sono stati positivi grazie al recupero che è avvenuto nel corso dell’anno, in particolare nel terzo trimestre: dopo un primo trimestre in cui aperture e chiusure si sono equivalse, a partire dal secondo trimestre in poi è riscontrabile un’accelerazione, con forte spinta alla creazione di nuove imprese e il terzo trimestre ha contenuto le chiusure. A livello territoriale bene città, pianura e hinterland, in crisi le valli.

Giovanni Zambonelli, presidente di Confcommercio Bergamo, commenta: «I numeri dei settori del terziario restano complessivamente positivi, almeno da un punto di vista quantitativo. La situazione resta comunque difficile da inquadrare e prevedere, anche per ragioni contingenti visto che mentre sta rientrando la crisi del caro mutui, si riaffacciano i rincari di luce, gas e utilities. Non possiamo ignorare come il 2022, contraddistinto da una grave crisi energetica, segnò l’anno orribile per le chiusure delle imprese».

Le ragioni sono anche strutturali, oltre all’evoluzione delle abitudini di acquisto: «Prosegue il trend negativo per i negozi di vicinato, che perdono vetrine nei centri storici. Da qualche tempo assistiamo ad un calo di interesse nell’apertura e gestione dei pubblici esercizi, che, sommandosi alle difficoltà economiche, rende sempre più complesso il ricambio generazionale. Sostenere le imprese e monitorare il tessuto economico è fondamentale per garantire uno sviluppo sostenibile».

Le società di capitali si confermano il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale: +921 società, quasi tutte rappresentate da Srl. In aumento anche le ditte individuali, con + 226 unità, tipologia d’impresa che continua a rappresentare oltre la metà del tessuto imprenditoriale bergamasco. Poco significativo il saliscendi dei numeri delle società di persone (–28 imprese) che da anni registrano un lento e inevitabile declino. Quanto all’andamento dei settori, un primo bilancio appare fortemente positivo per i settori dei servizi alle persone, in particolar modo quello relativo agli ausiliari al commercio (agenti di commercio e procacciatori) con+ 259 iscrizioni, oltre al sempre dinamico comparto delle attività professionali (+ 102). Sono in positivo (con + 7 unità) per il settore del turismo per le imprese della ricettività; in calo il commercio tradizionale, dai negozi non alimentari (-22) al commercio alimentare (- 32), agli ambulanti (-48).

La dinamica demografica d’impresa a livello comunale e per area geografica evidenzia la maggiore dinamicità in città con 350 nuove imprese, nella Bassa Bergamasca, con 272 nuove attività e, a seguire, nell’hinterland, con 182 aperture e nell’Isola, con 124 nuove iscrizioni. Seguono, a distanza, la Val Seriana e la Val di Scalve (86), la Val Calepio (81), la Val Cavallina (78) e la Val Brembana (fanalino di coda, con 28 aperture). Sono ben 20 i comuni bergamaschi, pari all’8% del totale, a natalità zero d’impresa. La quasi totalità di questi comuni si concentra nelle aree montane della provincia.

Zambonelli sottolinea: «Preoccupano ancora i dati relativi alla montagna e alle valli. L’economia delle valli deve essere supportata da servizi, infrastrutture viarie e una fiscalità dedicata che permetta alle persone di restare a vivere il territorio, fare impresa e tutelare la vitalità e vivibilità dei piccoli comuni. Come associazione continueremo a supportare gli associati aiutandoli a comprendere i cambiamenti in atto e ad accrescere e mettere in campo professionalità. Ma anche ad essere collante tra le imprese e le istituzioni, oltre alla politica, da stimolare per cogliere le esigenze dei territori meno avvantaggiati».

 

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Categorie: Notizie
Tag: Confcomm

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