La pioggia non ferma la ventitreesima edizione della Festa del Millennio, rappresentazione nel cuore della notte che a Clusone ha fatto rivivere le sciagure della grande peste del 1630.
Tutto è filato liscio fino alle ultime scene, quando i bagliori dell’alba tra i tetti di Sant’Anna hanno lasciato il posto ai lampi del temporale. A parte questo la manifestazione si è confermata una delle più importanti dell’estate culturale baradella, portando nel cuore della notte un pubblico di circa 200 persone nel centro storico per un assaggio di storia locale. L’edizione più partecipata di sempre di un’iniziativa che negli ultimi anni ha visto crescere costantemente i suoi spettatori nonostante l’orario di inizio non semplice: le quattro del mattino.
In mostra uno dei momenti che più ha segnato gli ultimi secoli di vita della cittadina: il morbo che dimezzò di fatto la popolazione delle contrade del centro. Il tutto ricostruito sui documenti di Bernardino Baldi.
Mentre Bergamo soffriva già dell’infezione, l’alta valle in un primo momento resistette. Clusone era protetta da precauzioni come le quarantene. Sul Monte Crosio i soldati di ritorno da guerre lontane dovevano attendere quaranta giorni prima di potere riabbracciare i propri cari. Tuttavia la minaccia di milizie in avvicinamento da Ponte Nossa permise la fine anticipata dell’esilio sul colle e gli uomini in armi scesero in città portando con loro il male incurabile. Poveri, contadini, commercianti, nobili, soldati, religiosi, donne, bambini: nessuna categoria aveva l’immunità. Come rappresentato sulla facciata dell’oratorio dei Disciplini fu il trionfo della morte. Superata la pestilenza, dei 2000 abitanti delle contrade centrali ne restarono in vita la metà. Nel loro ricordo si alimentò il culto dei morti e venne costruita la Chiesa dei Morti sulla strada che sale dal fondo valle in località Fiorine, dove erano stati sepolti in fosse comuni la maggiore parte delle vittime della peste.
Con la rappresentazione è stato messo in scena anche un episodio narrato nei documenti del tempo. Tra le vittime della peste anche frà Giacomo di Scalve, francescano che tanto si era impegnato nell’assistere gli appestati. Caricato il suo corpo su di un carretto diretto alle fosse comuni, il cavallo fece resistenza e davanti alla fossa che lo attendeva, il buco inspiegabilmente si chiuse. I presenti inneggiarono al miracolo. Si decise allora di portare il corpo di frà Giacomo al cimitero e di dargli una degna sepoltura nonostante per questo fosse stato fissato l’ingente prezzo di 200 ducati che il frate ovviamente non possedeva.
Le ultime tappe della rievocazione sono state rappresentate sotto la pioggia battente. Tra queste anche quella appena raccontata con il povero frà Giacomo (interpretato da Fiorenzo Savoldelli) sdraiato immobile sul carretto alla mercé della pioggia.
L’ultima è andata in scena fortunatamente al coperto nella basilica grazie all’ospitalità dell’arciprete monsignor Giuliano Borlini. Il Circolo Culturale Baradello anche quest’anno ha ricevuto il sostegno dell’associazione Ex Allievi della Scuola Edile di Bergamo. Presenti anche i componenti dell’associazione “Il testimone” con il quale il “Baradello” da tempo collabora.
Antenna2 trasmetterà un servizio dedicato alla Festa del Millennio all’interno del telegiornale di lunedì sera (1° agosto, canale 88, ore 19,20). Parti integrali della rappresentazione saranno proposte a Decoder mercoledì sera (3 agosto, canale 88, ore 20,30).