A Fiumenero la macchina del tempo si è rimessa in moto. Con il presepe vivente, la frazione di Valbondione è tornata ai primi del Novecento. Nelle case di pietra, tra i cortili, sotto le volte a botte, il passato ha mostrato di nuovo il suo volto.
La rappresentazione della natività e degli antichi mestieri va in scena ormai da più di dieci anni. Una tradizione che coinvolge l’intero paese: non solo Fiumenero, ma anche Valbondione e Lizzola. Tre comunità unite attorno al mistero di Gesù che nasce e al desiderio di riscoprire le proprie radici.
«Quest’anno siamo partiti con qualche difficoltà, perché le persone che di solito organizzavano la manifestazione hanno avuto alcuni problemi. Non ci siamo però persi d’animo e con l’aiuto di tanti volontari, che per tre mesi si sono ritrovati quasi ogni sabato, siamo riusciti a proporre anche l’undicesima edizione», spiega Monica Morandi, consigliera delegata al Turismo e Identità locale del Comune, tra i promotori dell’evento.
Un grande lavoro di squadra, che ha coinvolto tutte le associazioni del paese. Oltre 160 i figuranti impegnati. Ben 32, invece, i quadri e gli antichi mestieri allestiti lungo il percorso. Ci sono la famiglia di una volta, il battesimo, la cucina con le donne intente a preparare i casoncelli, la scuola. E poi l’ombrellaio, il fabbro, l’arrotino, il macellaio, i pastori, la casera. Per dirne solo alcuni. L’itinerario conduce alla Natività. Gesù bambino, quest’anno, è la piccola Evelyn, di soli due mesi, accompagnata da mamma Paola e papà Fabio nelle vesti di Maria e Giuseppe.
«Ogni anno cerchiamo di riproporre un’atmosfera di inizio Novecento, non solo riportando in vita gli antichi mestieri ma anche i profumi di una volta», sottolinea Umberto Gaiti, uno degli organizzatori. Fondamentale è poi il contesto: in tanti scorci, Fiumenero ha conservato integri i tratti di un secolo fa. Ci sono case in cui il tempo sembra essersi fermato. La cura dedicata in questi anni a conservare gli attrezzi da lavoro (è stato creato anche un museo) permette inoltre di riportare in vita i mestieri così com’erano.
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