Seconda udienza ieri in Tribunale a Brescia del processo per la morte di Marco Gusmini, il giovane di Lovere travolto e ucciso dal crollo della Croce di Job, avvenuto il 24 aprile 2014 al Dosso dell’Androla a Cevo.
Proprio la croce è stata la protagonista dell’udienza iniziata con l’esame dei consulenti tecnici del Pubblico Ministero che hanno risposto a domande specifiche sul manufatto. Secondo gli esperti, che si sono avvalsi anche di una consulenza del Cnr, “la causa del crollo sarebbe da attribuire all’ingresso dell’acqua nel cassone della struttura con conseguente ristagno”. Rimangono da chiarire aspetti legati alla manutenzione, in particolare chi dovesse effettuarla, come e con quale frequenza. Gli esperti hanno spiegato che nel riposizionamento a Cevo “il manufatto presentava situazioni di discontinuità nella protezione che possono avere contribuito al ristagno dell’acqua, tanto che alla fine il legno del cassone era marcio per il 70-75%”. Secondo i consulenti “sarebbero stati necessari esami esterni ed interni, soprattutto il rilevamento del grado di umidità tramite un apposito strumento, operazioni da svolgere ogni sei mesi, almeno quelle più semplici e una volta all’anno quelle relative all’acqua”.