Le poche piogge e il gran caldo delle ultime settimane hanno ridotto l’acqua disponibile. Uniacque (la società che gestisce la rete idrica di gran parte dei comuni bergamaschi) nei giorni scorsi dal suo sito internet ha chiesto a tutti di aprire i rubinetti con moderazione. In alcuni comuni, inoltre, i sindaci sono stati invitati ad emanare “una specifica ordinanza per limitare i consumi ai soli usi essenziali, alimentari e igienici, vietando gli altri usi (quali l’innaffiamento dei giardini, il lavaggio auto, il riempimento di piscine, etc.), anche allo scopo di evitare i disagi che potrebbero derivare da possibili carenze nell’erogazione dell’acqua”. “Ci stiamo solo cautelando, come facevano gli amministratori comunali quando non c’era Uniacque – commenta il presidente della società, Paolo Franco –. Nel momento in cui c’è una diminuzione degli approvvigionamenti rispetto alle sorgenti, cerchiamo di limitare i consumi. Oggi non c’è emergenza, ma è ovvio che per evitare di arrivarci dobbiamo usare con attenzione l’acqua. Per questo comunichiamo ai sindaci dei comuni nei quali è necessaria una limitazione di emettere l’ordinanza al fine di non arrivare a una situazione di emergenza”.
Al momento, nella nostra zona, le situazioni più critiche sono ad Albino (Valle del Lujo), Cene (Monte Bo), Clusone, Colzate (Bondo, Barbata, Piani di Rezzo), Fino del Monte, Gorno, Oneta, Rogno, Songavazzo, Rovetta, Vilminore di Scalve (Nona, Dezzo, Bueggio). Qualora l’arrivo delle piogge continuasse a tardare e se la situazione dovesse farsi più seria, il presidente di Uniacque garantisce che la società è pronta ad usare altre fonti di approvvigionamento come sorgenti superficiali o pozzi. “Cosa che però vorremmo fare in caso di estrema emergenza o di criticità prolungata. Non siamo in una situazione tale da dovere ricorrere a questi rimedi”. Paolo Franco conclude sottolineando che “Uniacque è una società pubblica e non si limita semplicemente al fatturato. Oggi il consumo significherebbe fatturazione. Chiediamo di ridurre i consumi per poter dare questo bene comune a tutti e continuare a darlo senza andare in situazioni di sofferenza. E questo è il valore aggiunto di una società pubblica”.