Gente anche fuori, anche in piedi o seduta sul pavimento. Il che la dice lunga su quanto il tema centraline in Val Vertova abbia attirato interesse. L’assemblea organizzata dal Comitato Val Vertova Bene Comune alla sala polivalente della «Fondazione Gusmini» ha fatto il pienone.
Da quanto si è potuto vedere e ascoltare ieri sera, sembra che nessuno (politici, amministratori, associazioni, gente comune) voglia gli impianti idroelettrici lungo il corso del torrente Vertova. Ma a decidere sulla richiesta presentata da una società della Val Camonica sarà la Provincia. Le osservazioni presentate in queste settimane dai Comuni e dal neonato Comitato mirano a far sì che a Bergamo chiedano quantomeno un approfondimento, quella che in gergo si chiama Valutazione d’impatto ambientale (Via).
Del resto, come ha spiegato Giorgio Marchesi di Orobievive (una delle associazioni che fanno parte del comitato), queste procedure hanno una sorta di corsia preferenziale. La legge mira infatti a promuovere l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel mercato interno, anche attraverso incentivi economici. Ma, soprattutto, cerca di semplificare le procedure mediante la dichiarazione di pubblica utilità (che permette l’esproprio) e l’autorizzazione unica (decide un solo ente).
A che punto è l’iter per le centraline in Val Vertova? «In questo momento – ha spiegato Marchesi – ci troviamo nella fase di verifica dell’assoggettabilità alla Valutazione d’impatto ambientale, cioè si comincia a dire: questo tipo di impianto deve o non deve essere assoggettato a questa valutazione? Sia il Comitato sia i Comuni hanno presentato osservazioni per suggerire alla Provincia di far fare questa valutazione e non dare direttamente l’autorizzazione». La legge prevede una risposta entro 45 giorni, significa che a Bergamo ne hanno a disposizione ancora 15 per decidere.
Se si dovesse passare alla Via, la società che ha presentato le richieste dovrà presentare una serie di documenti specifici. Chiunque abbia interesse può consultare gli studi ed eventualmente presentare osservazioni, così come le pubbliche amministrazioni coinvolte. Entro 150 giorni la Provincia dovrà poi concludere il procedimento: se il progetto supera la valutazione, l’iter riparte; se non la supera, la richiesta viene bocciata.
Durante la serata, sono stati forniti anche alcuni dati tecnici che riguardano le due centraline. Il primo impianto capterebbe l’acqua alla confluenza della Val de Gru: sono previsti 740 metri di condotta e 25 di salto, potenza massima di 216 Kw/h e producibilità media annua di 560.000 kw/h annui. La seconda centralina capterebbe alla confluenza della Valle Ghignola: sono previsti 590 metri di condotta, 34 metri di salto, potenza massima di 220 Kw/h e una produzione di 530.000 Kw/h annui.
Vittorio Armanni ha poi illustrato le osservazioni depositate in Provincia dal Comitato. «Noi riteniamo – ha spiegato – che la sottrazione dell’acqua, anche per il solo tratto considerato nel rispetto della normativa per il deflusso minimo vitale, porta ad uno scadimento della qualità dell’intero stato ambientale del corso d’acqua. Riteniamo inoltre che la sottrazione d’acqua dal torrente contrasta con la fruizione dell’intero sito dal punto di vista turistico e ricreativo». Per questi e altri motivi, dunque, il Comitato si dice contrario alla realizzazione degli impianti.
Hanno preso la parola anche sindaco e vicesindaco di Vertova, Luigi Gualdi e Giuseppe Maffeis, che hanno annunciato di aver inviato alla Provincia, dopo il sopralluogo degli ultimi giorni, ulteriori osservazioni (insieme al Comune di Gazzaniga) per ribadire il loro no. «Abbiamo scritto che il Comune di Vertova non solo è contrario alla realizzazione di questi due impianti, ma è contrario alla realizzazione di qualsiasi nuova centralina idroelettrica nell’ambito naturalistico della Valle Vertova, e questo per una questione di sostanza, non di forma», ha detto il primo cittadino.
Nel corso della serata sono poi intervenuti rappresentanti di associazioni, politici, amministratori e semplici cittadini. A margine dell’assemblea è continuata la raccolta firme, che ha già superato le 500 adesioni. I promotori dell’iniziativa fanno sapere che si può sottoscrivere il documento alla Baita Rosét in Val Vertova, ma i moduli sono stati ritirati anche da rappresentanti di associazioni e realtà del territorio.