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Alpeggi, non solo formaggi

Gli alpeggi rappresentano un patrimonio non solo per gli ottimi formaggi di qualità che vi vengono prodotti, possono infatti esercitare anche una forte attrattiva in termini turistici.

A Decoder domani sera ci occuperemo proprio di alpeggi. In studio interverranno Giuliano Covelli, presidente dell’Unione dei Comuni della Presolana; Yvan Caccia, presidente del Parco delle Orobie Bergamasche; Simona Pezza, consigliere comunale di Ponte Nossa (membro della cabina di regia del progetto ValOrobie); Mariantonia Ferracin, presidente del Consorzio Forestale Presolana e il presidente di Promoserio Guido Fratta. La trasmissione andrà in onda domani sera (mercoledì 31 agosto) alle ore 20.30; le repliche giovedì alle 14 e venerdì alle 23.15.

Questa estate è entrata nella piena operatività il progetto ValOrobie con il quale i comuni di Parre, Ponte Nossa, Premolo, Gorno e Oneta stanno cercando di valorizzare i formaggi che vengono prodotti da cinque alpeggiatori in otto alpeggi. L’obiettivo è di arrivare a una produzione omogenea, si pensa anche alla fattibilità di un marchio e si stanno cercando modi per accorciare la filiera in modo tale da favorire gli alpeggiatori e i consumatori. Sullo sfondo del progetto c’è anche la promozione del territorio a fini turistici e perché no: arrivare anche all’accoglienza (sempre nel rispetto dell’ambiente e delle regole).

Convinto delle potenzialità turistiche che possono offrire gli alpeggi è anche il presidente di Promoserio Guido Fratta. «Vi sono esperienze – spiega Fratta – in Valle d’Aosta, in Piemonte e Trentino Alto Adige che hanno dimostrato la fattibilità. Certamente l’alpeggiatore da solo non può fare tutto, serve un sistema capace di sostenerlo. Parliamo di persone che lavorano molto e si alzano presto, di strutture in cui ci sono norme, ma il potenziale c’è».

Durante la trasmissione ci occuperemo anche degli alpeggi in gestione al Consorzio Forestale Presolana, 9 strutture per un totale di 796,90 ettari di pascoli. In Presolana in particolare vi sono 322 Uba (Unità bovine adulte). In questi ultimi anni i bandi per l’assegnazione delle strutture (di proprietà dei Comuni) hanno favorito i soggetti che avessero al seguito anche la famiglia, condizione possibile anche per la presenza di strade che favoriscono i parenti dell’alpeggiatore negli spostamenti. E sono proprio i famigliari del malghese, specialmente le donne che possono rivelarsi fondamentali in attività legate all’accoglienza.

Dei possibili sviluppi di questo possibile orizzonte per gli alpeggi (e anche di tutte le difficoltà del caso) ne parleremo domani sera con Decoder.

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