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Dalla Siria all’Olanda, il viaggio di Maxima

È la storia vera di un viaggio lungo la «rotta balcanica», tra luglio e agosto 2015, narrato in prima persona dalla giovane protagonista: Maxima, siriana curda di 14 anni. Ha affidato il suo racconto alla giornalista freelance bergamasca Francesca Ghirardelli, che l’ha incontrata prima nel parco di Belgrado poi in Olanda, nella casa dove ora vive. Ne è nato un libro, «Solo la luna ci ha visti passare» (Mondadori, Strade Blu, maggio 2016), che sarà presentato sabato 17 settembre ad Albino, alle 16,30 nell’ex chiesa di San Bartolomeo.

Nel libro si ripercorrono i ricordi più intimi della vita quotidiana in Siria e le tappe del viaggio che ha accomunato il destino della protagonista a quello di centinaia di migliaia di migranti e rifugiati, siriani come lei, ma anche afghani, iracheni, eritrei e di altre parti del pianeta.

Sigillata al buio dentro il cassone di un camion, Maxima ha attraversato Ungheria, Austria e Germania prima di raggiungere la sua destinazione, l’Olanda. Ma per arrivare alla tappa finale, ha dovuto affrontare il mar Egeo a bordo di un gommone carico di uomini, donne e bambini, i corpi letteralmente ammassati gli uni sugli altri, senza quasi la possibilità di respirare. Ha percorso a piedi chilometri di asfalto fino a vedere il sangue macchiarle le calze, ha marciato sotto un temporale, si è nascosta e ha cercato rifugio nei boschi di Macedonia e Serbia.

L'autrice, Francesca Ghirardelli
L’autrice, Francesca Ghirardelli

Cresciuta ad Aleppo, Maxima ha abbandonato la città nel momento in cui gli echi della guerra civile scoppiata nel 2011 si sono fatti troppo vicini, quando il conflitto è arrivato nel suo quartiere e dalla finestra della sua camera ha visto sollevarsi nubi spesse di cenere e il pulviscolo dei palazzi sbriciolati dai bombardamenti. Con la famiglia si è trasferita in un villaggio vicino al confine turco, area oggi minacciata anche dalla penetrazione dell’Isis che ha il suo quartier generale a Raqqa, ad appena tre ore d’auto di distanza.

«Sapevo che in Europa c’era chi non ci voleva. Vorrei dire agli europei che non è colpa loro se avvertono un sentimento di rifiuto per i rifugiati. Tutti quelli che amano il proprio Paese diventerebbero pazzi vedendo i problemi causati dall’arrivo di tante persone in difficoltà. Ma vorrei anche dire che viviamo tutti nello stesso mondo. E suggerire a chi in Europa non ci vuole, di provare a essere più felice per la vita che conduce e di cercare di capire di più gli altri. Perché, se vogliamo vivere in pace, bisogna darsi una mano a vicenda. Non c’è altro modo».

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