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«Sbagliato radere al suolo, l’area dei Dossi una risorsa»

Alla minoranza di Valbondione non piace l’idea dell’Amministrazione comunale di far tornare il prato laddove avrebbe dovuto sorgere la centrale a biomasse dei Dossi. Visto che ormai plinti di fondazione, pilastri e muro di sostegno sono stati posati, perché non approfittarne? Questo, in sintesi, il pensiero della capogruppo Romina Riccardi.

Il progetto era della Sviluppo turistico Lizzola (Stl) e la centrale avrebbe dovuto garantire gli introiti per tenere in piedi la stazione sciistica. I lavori, iniziati nel 2013, non si sono mai conclusi per le vicende che hanno portato al fallimento della società degli impianti. Il Comune di Valbondione ha dunque deciso di chiedere al curatore fallimentare di Stl il ripristino dei luoghi: tutto dovrà tornare com’era prima che aprisse il cantiere. Per ora è stato inviato un preavviso, a cui presto dovrebbe seguire un’ordinanza, ha spiegato la prima cittadina Sonia Simoncelli.

«Ci troviamo concordi con una proposta di riqualificazione del sito, tanto più che questo si trova all’ingresso del paese – sostiene la capogruppo di minoranza Romina Riccardi – . Trovo però fuori luogo la richiesta fatta al curatore, perché il fallimento, in quanto tale, non ha le risorse per un intervento simile. La nostra idea di riqualificazione è però opposta a quella della sindaca. Se lei vuole radere al suolo sempre e tutto, io ritengo che occorra vedere il lato positivo in ogni cosa. Quindi pensare alla struttura in essere come ad una risorsa».

Anzitutto, Romina Riccardi vede opportunità in termini di sicurezza. «In quel sito – prosegue – è stato eretto un muro di cemento armato per reggere un vallo paramassi. Quindi il suo mantenimento significa mettere in sicurezza la piazzola ecologica e un tratto di strada provinciale. Tanto più che quella costa è soggetta alla caduta di massi».

In secondo luogo, la capogruppo di minoranza invita a sfruttare quel che c’è.  «In accordo col curatore fallimentare si potrebbe pensare di proporre pubblicamente la trasformazione della struttura in un edificio commerciale o artigianale, perché sul territorio c’è ancora chi ci crede».

«Il fallimento di una società – prosegue Riccardi – non è mai bello, ma un buon amministratore, con una sana predisposizione imprenditoriale, sa che da esso può trarne sempre un guadagno. Il fallimento di Stl ha lasciato al comune strutture già pagate, come lo Ski Stadium, o pagate a metà. Perché invece di spendere soldi per eliminarle o in avvocati, non le si concepisce come favorevoli e necessarie all’economia collettiva?».

Ascolta le dichiarazioni di Romina Riccardi:

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