Povertà assoluta è il termine tecnico che indica la miseria: la vive chi non riesce a raggiungere lo standard di vita definito dall’Istat “minimamente accettabile”, con riferimento ad alimentazione, abitazione, vestiario, trasporti e altre esigenze primarie.
A Bergamo sono oltre 20 mila le famiglie in condizione di povertà assoluta, su 4 milioni e 600 mila a livello nazionale. La povertà, conseguenza della grave recessione degli ultimi anni ha raggiunto anche nella nostra provincia valori di estrema emergenza, sottolinea la Cisl di Bergamo in una nota. Dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%.
Secondo i dati Istat, anche in provincia di Bergamo, la povertà è in aumento tra i giovani sotto i 34 anni (l’8,3% contro il 6,7 di due anni fa) e tra gli stranieri (+ 1,7% la quota di popolazione scesa sotto la soglia di sussistenza). C’è poi, naturalmente, la popolazione anziana: nella nostra provincia di Bergamo ci sono oltre 26 mila persone con reddito da pensione inferiore a mille euro mensili (lordi). Di questi, ben 11 mila sono sotto i 500 euro.
«Serve un’azione forte e concertata a livello territoriale, un lavoro di rete che diventi prima di tutto servizio al territorio, che possa produrre proposte e interventi mirati a ridurre e debellare la povertà», dice Giacomo Meloni, della segreteria provinciale Cisl.
Il sindacato di via Carnovali propone anche l’adozione di un fondo territoriale. «Crescita ed inclusione sociale sono il binomio su cui si deve puntare uniti per vincere il fenomeno dilagante della povertà e dell’impoverimento, ripensando anche più adeguati interventi di welfare territoriale e di inclusione socio-lavorativa – conclude Meloni -. Non sono permessi tempi lunghi, prima che il disagio produca disgregazione sociale è necessario passare da una logica emergenziale ad una logica strutturale».