I voucher sono sempre più diffusi anche nella nostra provincia. Nel 2016, i buoni lavoro introdotti per retribuire le prestazioni occasionali hanno avuto un’altra impennata.
L’anno scorso in Bergamasca sono stati staccati 680 mila voucher in più rispetto al 2015. Secondo i dati Inps, ne sono stati venduti 2.909.169, a fronte di un totale di 26.958.383 in tutta la Lombardia.
Il numero più alto tra quelli classificati con chiarezza per settore di destinazione è servito per pagare prestazioni nel commercio (398.947), nel comparto dei servizi (294.957) e nel turismo (259.408). Seguono l’ambito della manifestazioni sportive e culturali (141.813), nei settori del giardinaggio e della pulizia (130.126), dei lavori domestici (72.974) e dell’attività agricola (19.342). I voucher utilizzati in attività non classificate sono stati 1.569.054 .
«In media, dice l’Inps, ogni lavoratore pagato con i voucher ne riscuote annualmente 78 – commenta Orazio Amboni, responsabile dell’Ufficio Studi della Cgil di Bergamo -. Poiché solo il 77% dei voucher venduti viene effettivamente incassato, i 2,9 milioni di voucher venduti in provincia di Bergamo corrispondono, si stima, a 2,24 milioni di voucher riscossi e quindi in media a 28.700 lavoratori. Una cifra molto elevata, se si pensa che in tutto il 2016 gli avviamenti al lavoro nei Centri per l’Impiego bergamaschi sono stati 123mila. In pratica i lavoratori pagati coi voucher sono quasi un quarto dei lavoratori (23%) dei lavoratori avviati con regolare Contratto collettivo nazionale».
«La Cgil è impegnata in prima persona a livello nazionale, come qui sul territorio, in una grande campagna referendaria per cambiare profondamente le leggi sul lavoro, a partire proprio da quelle sui voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti», ha ripetuto oggi il segretario provinciale Gianni Peracchi.
Gli ultimi anni hanno visto un boom dell’utilizzo dei voucher. I buoni lavoro, sottolinea la Cigil, sono «diventati lo strumento per spacciare come accessori od occasionali attività che accessorie o occasionali non sono. I voucher sono ormai di fatto uno strumento malato di sommersione e precarizzazione del lavoro: uno o due voucher servono per “coprire” un’intera giornata di lavoro e anche più, evitando controlli e pertanto favorendo, non ostacolando, il pagamento in nero».