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«La Lombardia rischia la crisi idrica»

«La Lombardia rischia la crisi idrica». A lanciare l’allarme è Legambiente, nella ricorrenza della Giornata mondiale dell’acqua.

«Le piogge che interesseranno la Lombardia e le sue montagne da oggi e nei prossimi giorni, seppur nelle previsioni di scarsa entità, potrebbero essere l’ultima speranza prima di essere costretti a segnalare il default idrico della Lombardia centrale, quella che riceve la gran parte delle sue acque irrigue dai bacini montani dell’Adda e dell’Oglio», sostiene l’associazione in un comunicato.

A causa di inverno molto avaro di precipitazioni, la regione si ritrova a dover fare i conti da un lato in pianura con una concentrazione di smog allarmante (una media di 61 microg/mc a Milano, «oltre il 50% più alta del consentito per 45 giornate di superamento dei limiti dall’inizio dell’anno»), dall’altro in valle con una mancanza sensibile di riserve idriche legata alla scarsità di neve accumulata.

«Nella ricorrenza della Giornata mondiale dell’acqua torniamo a sollevare l’allarme sul cambiamento climatico. – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Le danze della pioggia non possono più bastare per gestire questa imprevedibilità stagionale. Occorre sviluppare strategie di adattamento, soprattutto per quanto riguarda i fabbisogni idrici delle colture, destinando i finanziamenti europei della Pac (Politica agricola comune, ndr) a favore d’investimenti mirati all’efficienza nella gestione delle acque. Altrimenti a fare le spese delle siccità saranno gli agricoltori e gli ambienti fluviali, sempre più stressati dall’eccessivo prelievo idrico nelle stagioni irrigue».

A preoccupare maggiormente è il bacino più grande della Lombardia: il fiume Adda. Secondo i dati resi noti oggi dal network Enti Regolatori dei Grandi Laghi sulle montagne si stima una quantità di neve pari a 550 milioni di metri cubi, quando in questo periodo la media degli ultimi anni è molto più alta, intorno ai 950 milioni di metri cubi. Addirittura peggiore è il dato riguardante gli invasi idroelettrici: su una capacità teorica di oltre 500 milioni di metri cubi, le dighe montane al momento trattengono solo 70 milioni di metri cubi d’acqua.

Nemmeno la scorta del lago di Como può essere ritenuta una garanzia sul lungo periodo: al momento l’acqua che il Lario può gestire attraverso la sua regolazione alla diga di Olginate conta poco più di 50 milioni di metri cubi, mentre in questo periodo normalmente ce ne sono circa 70 milioni. Il totale di riserva idrica calcolata è di 660 milioni di metri cubi, che devono rifornire i fiumi da qui fino all’estate insieme alle precipitazioni naturali. Il deficit, rispetto alla media di 1100 milioni di metri cubi, è di ben 440 milioni. Le piogge dei prossimi giorni potranno solo alleviare il problema, ma difficilmente si rientrerà nei valori medi.

Del tutto simile è anche la situazione del bacino dell’Oglio dove, a fronte di una media del periodo di 350 milioni di metri cubi, stimata sulla base delle riserve del lago di Iseo, l’accumulo di neve e gli invasi idroelettrici camuni, le ultime rilevazioni di Arpa Lombardia segnalano la disponibilità di 200 milioni di metri cubi d’acqua: dunque un ‘buco’ di 150 milioni di mc. Migliore è invece la situazione per i bacini del Ticino e del Mincio, che possono contare su maggiori capacità di raccolta da parte dei laghi Maggiore e Garda, ad oggi in linea con le medie stagionali.

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