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«Quando in Africa andavamo noi»

Le proteste sul possibile arrivo di ulteriori richiedenti asilo sul territorio di Castione della Presolana hanno riaperto il dibattito. Oggi la Cisl ha diffuso un comunicato con la posizione di Gabriella Tancredi, della segreteria Cisl di Bergamo.

Qui sotto una sintesi del comunicato.

La Valle Seriana, soprattutto l’Alta Valle e la zona di Castione, è piena di famiglie chiamate “africani”, proprietarie di ville hollywoodiane costruite con le fatiche e i sudori di anni passati nel continente nero a lavorare e ad arricchirsi (e siamo sicuri, tutto in modo legale e moralmente ineccepibile). Gli “africani” che arrivano adesso (e che provengono dall’Asia e dal Maghreb) difficilmente potranno tornare al loro paese e costruirsi ville con piscina e farsi chiamare “Presolana” o “Bergamasco”. Nell’era dell’ “aiutiamoli a casa loro”, troppo spesso ci si dimentica che quando ci sarebbe stata l’occasione per aiutarli a casa loro, noi a casa loro ci siamo arricchiti: e non parliamo dell’epico periodo dei colonialismi negli anni ‘50 e ‘60, anni di grande emigrazione economica degli italiani, quando oltre alla vicina Svizzera, è stata la lontana Africa a ospitare i nostri migranti, e se qualcuno dei locali si opponeva, non c’erano presidi che tenessero: i padroni eravamo comunque noi. In questi giorni lasciano veramente senza parole le proteste che puntualmente vengono create per spingere fino all’inverosimile la paura dell’invasione, da politici senza scrupoli e senza conoscenza della storia, non parliamo poi di carità cristiana e di sentimenti umani. 

È così difficile capire che non c’è nessuna invasione? L’80% degli arrivi di migranti è solo temporaneo: la meta finale è da tutt’altra parte. A Bergamo risiedono in totale 125.446 cittadini stranieri; nell’anno scorso si sono registrate 2.231 nuove nascite da genitori stranieri; nello stesso periodo, gli occupati nati all’estero (con almeno una giornata lavorativa nel corso dell’anno) sono stati 61.740; le imprese a gestione immigrata 9.287. In tutta questa situazione, mentre l’immigrazione è scesa dello 0,2%, l’emigrazione bergamasca verso l’estero è salita di circa il 6%, con 47.332 orobici iscritti all’Aire (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero). Nonostante tutto, si è accentuata tra gli italiani la “sindrome dell’invasione”. 

Ma mai dobbiamo dimenticare che senza alcun dubbio una parte della popolazione in arrivo da qualche tempo in Europa e nel nostro Paese in particolare (l’Italia per la sua collocazione geografica è veramente la ‘porta’ dell’Europa) sta scappando da una condizione di vita indiscutibilmente difficile, a un livello per noi neanche immaginabile, e a causa di eventi che hanno le loro origini in scenari geo-politici a volte incomprensibili e sconosciuti. Analizzando il fenomeno immigratorio di quest’ultimo periodo, è chiaro che di invasioni non possiamo parlare.

In un Paese che si dice cristiano, in una Provincia che non esita a ricordare che ha dato i natali a un “Papa Buono”, c’è di che riflettere su come siano sufficienti gli incitamenti di qualche capo locale per accendere le micce di un razzismo sempre più latente e pericoloso, mascherato dietro la difesa di un territorio da chissà quali pericoli.

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