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Da Leffe ai campi di lavoro nazisti

Insieme a Giovanni Bassanelli di Ponte Nossa, che abbiamo intervistato nei giorni scorsi, il 25 gennaio a Roma, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del Giorno della Memoria, ci sarà anche Luigi Lucchini, leffese classe 1923. All’età di 94 anni, è nato il 25 agosto, affronterà il viaggio fino alla Capitale per prendere parte, come indicato sull’invito che ha ricevuto nei giorni scorsi, alla cerimonia al Quirinale.

«Sono stato convocato dal Presidente – racconta il signor Lucchini -. Sono stato un militare, sono stato in fanteria in Dalmazia. Sono stato fermato perché scappavo verso la libertà. Nel ’43, dopo essere tornato in Italia con una nave (sono sbarcato a Venezia) ho fatto il ponte di Mestre di corsa e da lì siamo andati a Verona. Qui ci hanno messi su di un treno per Brandeburgo. Ho incontrato una donna che cercava il fratello a cui ho dato una mia foto e l’indirizzo di mia madre affinché la informasse del mio destino. Il viaggio è durato 8 giorni. Eravamo chiusi in un vagone merci senza potere uscire. Hanno aperto la porta per darci dell’acqua solo dopo 8 giorni».

Luigi Lucchini durante la guerra, al ritorno in Italia nel ’45 pesava solo 45 chilogrammi

«Dopo lo smistamento – racconta – sono stato mandato in una fabbrica di munizioni, a “Gettinwald”, sull’Elba. Sopra sembrava una normale fabbrica di aghi, sotto invece c’era un arsenale. Le condizioni erano pessime, il lavoro di dodici ore, il cibo scarso. Ci svegliavano alle tre di notte per iniziare il turno. Una volta non mi sono svegliato in tempo, mi hanno dato 12 frustate. L’unico conforto era qualche pacco o della Croce Rossa Svizzera o che mi spediva mia madre».

«Lo stabilimento nell’ultimo periodo della nostra permanenza – continua -, quando l’attività era già ferma da tempo, è stato mitragliato dagli aerei americani. Ci siamo accorti che era finita la guerra solo dopo un bel po’. Siamo rimasti tre mesi ad aspettare che arrivasse ancora il materiale. Non sapevamo nulla. Prima dell’arrivo dei russi siamo scappati. Abbiamo attraversato l’Elba su un ponte ferroviario bombardato. Ci siamo aggrappati alle traversine. A piedi siamo andati fino a Colonia. Gli americani ci hanno accolti, ci hanno dato cibo e da bere. Con un mezzo di fortuna io e altri italiani siamo arrivati fino a Innsbruck e siamo rimasti per un mese con gli inglesi, che ci hanno fatto pure lavorare. Nel frattempo a Bergamo avevano formato un comitato che inviava camion per portare a casa i prigionieri. E così sono tornato a casa. Pesavo 45 chilogrammi e avevo la bronchite. Ricordo, ci hanno dato pure del denaro: 50 lire. E, ora che ricevo questo riconoscimento, ritorno con il pensiero ad allora a quello che ho provato. Sono contento che riconoscono ancora chi ha vissuto veramente per la Patria. Grazie Presidente».

La lettera con cui una donna incontrata prima di salire sul vagone per la Germania ha informato la famiglia di Lucchini

Un’intervista andrà in onda questa sera nel telegiornale di Antenna2, canale 88 ore 19,20. Un servizio anche lunedì sera alle 19 con Target.

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Antenna 2 Tg 20 01 2017
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