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Dagli Usa in visita per il B24 precipitato nel ’44

Nella notte del 4 ottobre 1944 a Oltre il Colle persero la vita tredici uomini. Erano tutti a bordo del B24 Liberator del 15° Air Force statunitense, bombardiere quadrimotore che si schiantò sul Monte Menna. 10 erano aviatori dell’equipaggio, gli altri tre agenti dei servizi segreti che avrebbero dovuto lanciarsi per infiltrarsi sul territorio.

L’aereo, con il suo carico di munizioni, armi, viveri, vestiti e denaro per i partigiani, era pilotato dal Capitano Charles Robert Sloan, un giovane di 24 anni di Dubuque, in Iowa.

Questa mattina due nipoti di quel giovane, quasi 74 anni dopo, sono arrivate a Riso di Gorno per fare visita a Luigi e Giulio Borlini, padre e figlio che una decina di anni raccolgono i reperti di quel terribile schianto.

«Il B24 precipitato sul Menna – racconta Luigi -, Lady Irene, era partito dall’aeroporto di Brindisi per una missione di aviolancio di rifornimenti per la resistenza bergamasca. Purtroppo l’aereo perse quota e precipitò; probabilmente era stato intercettato e danneggiato. Mio padre e io negli ultimi 10 anni abbiamo cercato di ricostruire la storia di questo aereo e delle persone che erano a bordo. Nel 2014 una giornalista americana, Connie Cherba, si è interessata al caso e decise di farci visita. Rimase molto sorpresa del nostro interesse a questa vicenda. Parlò dei reperti che abbiamo raccolto e della vicenda del B24 Liberator. Oggi sono arrivate due nipoti di una delle vittime di quello schianto e per noi mostrare questi reperti ai parenti è molto emozionante. Oggi inoltre è il 2 giugno e questa visita è un motivo per ricordare anche l’importante contributo in vite umane degli statunitensi per il nostro Paese».

A Gorno questa mattina sono arrivate Valerie Vogt Pape, figlia di Rita Sloan, sorella del capitano Sloan e Tracy Sloan, figlia di James Quin Sloan, fratello dell’aviatore. Le due cugine vivono a Chicago (Illinois). Valerie è cresciuta a Dubuque (Iowa), cittadina dello zio caduto in guerra.

«Di lui sapevamo che era un eroe – racconta Valerie -. È stato il primo a laurearsi in famiglia. Appena completati gli studi si è arruolato ed è entrato nell’aviazione. Era bello e giovane. Per noi è importante ricordarlo anche a distanza di anni. Siamo molto sorprese del lavoro e della passione di Luigi e Giulio Borlini».

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