«È assolutamente doveroso mantenere una struttura sanitaria efficiente a Piario. Il punto nascita deve essere visto come servizio indispensabile, perché copre un territorio montano, con infrastrutture insufficienti a garantire alternative utili e sicure per paesi a 40 o 50 chilometri di distanza da un altro ospedale».
Così Francesco Corna, segretario provinciale della Cisl entra nel dibattito sul mantenimento del reparto di ostetricia all’Ospedale di Piario, in Alta Valle Seriana.
«L’Alta Valle ospita numerose località turistiche; d’estate e d’inverno accoglie migliaia di persone in più rispetto agli abitanti, e tra l’altro nel solo 2017 sono nati a Piario 45 figli di turisti. Togliere un punto di riferimento a questa zona significherebbe impoverirla in maniera forse irreversibile. Inoltre, la chiusura del punto nascita al Locatelli si sommerebbe all’analoga scelta compiuta anni fa con Lovere, con il risultato che l’offerta pubblica nel momento del parto si sposta in provincia di Brescia (Esine) o a più di 50 chilometri di distanza, con una rete stradale assolutamente inadeguata in caso di emergenze».
A Piario e sul territorio si è già attivato un comitato per lottare contro la chiusura. Secondo quanto riportato dal sito ufficiale “Piario non si tocca”, «il punto nascita di Piario non è soltanto un servizio da difendere: è il simbolo di una montagna che non si rassegna allo spopolamento, che reclama il diritto di avere prestazioni di qualità. Crediamo non abbia senso disinvestire nel più periferico, che offre una cura ed una disponibilità uniche e garantisce il supporto alla nascita ed alla crescita dei neonati per un territorio amplissimo».
Infatti, se si considerano i territori dell’Alta Valle Seriana e della Val di Scalve, dell’Alto Sebino, della Media Valle Seriana (fino a Gazzaniga) e della Val Gandino, il bacino potenziale si aggira attorno ai 700 parti annui – sostengono dal comitato -, ben al di sopra del limite minimo dei 500.
C’è poi tutto il discorso dell’indotto legato alla soppressione del punto nascita: in Ospedale a Piario c’è una serie di ambulatori, reparti e servizi in qualche modo legati al parto, alla sua attesa e ai primi mesi del bambino: “che fine faranno tutti questi spazi e i lavoratori che li garantiscono?”, si chiede Angelo Murabito, segretario generale di CISL FP. Una trentina di operatori, dei quali 5 a tempo determinato (“quelli più a rischio, ovviamente”) sui quali la proposta della Regione non chiarisce le prospettive.
«Chiederemo un incontro urgente con ATS di Bergamo – conclude Corna – per sostenere con forza il mantenimento di una struttura efficiente, per i residenti, i dipendenti e per i turisti del territorio».