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Il traguardo della maturità si allontana, Agnese si rivolge al ministro

«Permettetemi di sostenere l’esame di maturità». Si può riassumere così l’appello lanciato da Agnese Romelli, diciannovenne di Clusone, dopo l’ultimo decreto del Governo in materia di scuola (“Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio
dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”).

Agnese ha superato un brutto incidente che, il 9 maggio 2018, le ha portato via l’avambraccio sinistro. Quel giorno si stava allenando in bicicletta, sport che è riuscita a praticare di nuovo con grandi sacrifici (ne avevamo già parlato qui). Così come è riuscita a riprendere la scuola. Ora però rischia di vedere allontanarsi il traguardo del diploma. «A causa di impegni medici e sportivi sono stata costretta a scegliere di frequentare il quinto anno di liceo alle serali – spiega -. Il governo però ha emanato un decreto secondo il quale gli studenti come me potranno sostenere gli esami, che avremmo dovuto affrontare tra meno di un mese, a data da destinarsi, quando quest’epidemia del coronavirus finirà. Ora io e tutti gli altri ragazzi che devono affrontare l’esame da privatisti ci troviamo di fronte al fatto che non potremo cominciare l’Università l’anno prossimo e non potremo trovarci un posto di lavoro, dato che a luglio non avremo in mano un diploma come tutti gli altri».

Agnese ha scritto anche una lettera alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in cui racconta la propria storia e chiede una soluzione. La riportiamo integralmente perché merita di essere letta fino in fondo:

Illustrissimo Ministro dell’Istruzione,

mi chiamo Agnese Romelli e sono una studentessa bergamasca che frequenta da privatista l’ultimo anno del Liceo delle Scienze applicate all’istituto San Marco a Bergamo.

Dopo aver letto attentamente il decreto legge concernente l’esame di stato per i privatisti, mi vedo costretta a scriverLe questa mail per esprimere, nel merito, tutti i miei dubbi ed i miei timori, mettendo in evidenza alcune osservazioni nella speranza che anche per me e per tutti coloro che si trovano nelle mie condizioni, ci possa essere chiarezza circa il futuro scolastico che ci attende.

Nella mia carriera studentesca, ho sempre frequentato scuole pubbliche, e solo alcuni eventi che hanno sconvolto la mia vita mi hanno costretto a concludere gli studi da privatista.

Non voglio con questa mia lettera far leva sulla sfortuna che ha contraddistinto e profondamente condizionato gli ultimi anni della mia vita, ma è giusto che quanto meno porti alla Sua conoscenza i fatti che mi hanno costretto a frequentare la scuola lontano dai miei compagni di classe, in una sorta di “isolamento forzato” che oggi tutti conoscono, ma che io sono costretta a vivere da diversi anni.

Nell’estate tra la terza media e la prima superiore ho quasi perso mio padre in un incidente stradale, e dato che mia madre doveva lavorare, è toccato a me ed a mia sorella occuparci, a 13 anni, di lui e delle sue cure quotidiane, a scapito, ovviamente, di un “normale” rendimento scolastico.

Il 9 maggio 2018, all’età di 17 anni, durante un allenamento di ciclismo (la mia grande passione e l’attività agonistica che sognavo di praticare anche a livello professionistico) un SUV, tagliando una curva, mi ha travolto amputandomi il braccio sinistro e causandomi un trauma cranico ed una serie di altre fratture, tagli e traumi talmente gravi da dover essere trasportata in elicottero al Niguarda di Milano per essere sottoposta alle necessarie terapie.

Questo incidente, come potrà immaginare, mi ha completamente stravolto la vita, costringendomi a ricominciare da capo ed a ricostruire passo dopo passo anche il più piccolo di quei gesti quotidiani ai quali nessuno fa caso: ho dovuto reimparare a camminare, a scrivere, a lavarmi il viso, a vestirmi, a mangiare, ad allacciarmi le scarpe, e soprattutto mi ha costretto ad una serie infinita di interventi e di attività fisioterapiche a discapito soprattutto di quella che, all’età di 17 anni, rappresenta il centro degli interessi di ogni ragazzo: la scuola.

Ora tutto, o quasi, è alle spalle, ed ho ricominciato a vivere, seppure una vita diversa da quella che ho sognato da piccola: ho preso la patente e grazie a persone speciali ho ricominciato anche a praticare il ciclismo (anzi, il paraciclismo): ho potuto riassaporare il gusto di una gara, della fatica, del sudore, ed ho partecipato addirittura ad una gara di Coppa del Mondo (seppur di paraciclismo) qualificandomi al 6° posto.

Già proprio il ciclismo, che è stata la causa dell’incidente che mi ha quasi uccisa, ora mi sta dando la voglia di lottare per un futuro migliore, mi sta dando la consapevolezza di essere una ragazza come le altre, di poter avere una vita, un lavoro, una famiglia, un diploma, di poter frequentare l’Università.

Questo perché, tra alti e bassi, ho ripreso anche il mio percorso di studi, e grazie ai professori che mi hanno fatto lezione anche nel letti di ospedale, ed alle persone che mi hanno sostenuto e motivato psicologicamente, sono arrivata ad oggi: alla quinta superiore.

Per questo 5° anno scolastico, però, consapevole del fatto che comunque la mia vita è ancora molto condizionata da quello che mi è accaduto in questi anni (sono stati programmati durante questo periodo due interventi chirurgici, la quotidiana fisioterapia ed innumerevoli visite), ho deciso di iscrivermi ad una scuola serale che mi permettesse di fare tutto e di non mancare ai miei impegni.

Con l’arrivo della catastrofe del Covid19 e l’inizio della quarantena abbiamo cominciato, come tutti, le lezioni online, e come immagino abbia fatto ogni ragazzo della mia età, ho iniziato a studiare veramente tanto per prepararmi agli esami di maturità.

Proprio quest’ultima affermazione è il motivo per il quale ho deciso di scrivere questa lettera: nel decreto legge dell’8 aprile 2020, n° 22 VI SIETE DIMENTICATI DI NOI, vi siete dimenticati di chi, come tutti gli studenti che frequentano le scuole statali, da mesi si sta duramente preparando per il primo grande esame della propria vita, e che ora vede sfumare questa possibilità, e soprattutto vede compromessa la possibilità di proseguire nei propri studi e nella costruzione del proprio avvenire!!!

Per noi privatisti, infatti, da quel che si legge in questo decreto, poter dare l’agognato esame di maturità sembra essere diventata una “questione da definire quando sarà passata la criticità COVID 19”, ad una “data da destinarsi” (il che rimanda ad una data indefinita ed, a mio avviso, non certo compresa nei mesi a venire…)

Malgrado siamo privatisti, abbiamo gli stessi diritti degli altri studenti di proseguire il nostro percorso scolastico e di portare a termine le scuole superiori malgrado il COVID 19, e per quanto mi riguarda malgrado la vita mi abbia costretto ad impegnarmi il doppio degli altri per poterlo fare.

Perché tutti gli studenti del 5° anno della scuola pubblica hanno ben chiaro come proseguirà il loro percorso di studi ed hanno l’assoluta certezza (tra l’altro anche se non ne avessero avuto i meriti, visto che non sono previste bocciature per chi ha insufficienze anche gravi) di concludere il percorso delle superiori avendo i tempi tecnici di scegliere ed iscriversi all’Università, mentre a noi privatisti non è dato nemmeno sapere se e come concludere le scuole superiori?

Esistono forse studenti di SERIE A (magari pure impreparati) e studenti di SERIE B da svantaggiare o addirittura di cui dimenticarsi?

Io, signor Ministro, come avrà capito non sono una che si arrende con facilità visto come la vita mi ha già messo alla prova e quanti ostacoli ho dovuto superare…e poi sono bergamasca: gente dura, che non molla, nemmeno di fronte ad un nemico subdolo come un virus!!!

Ma qui non si tratta di poter contare solo sulle proprie forze e la propria volontà: io mi sto trovando di fronte ad una strada a fondo chiuso, all’indifferenza di chi non ha considerato i diritti di tutti, e la mia volontà non ha sbocchi di fronte all’impossibilità di avere una via d’uscita per quanto ardua e faticosa possa essere: il mio sogno di poter avere un diploma e poter cominciare un nuovo capitolo della mia vita, malgrado tutto l’impegno che io ci stia mettendo, sembra lontano.

L’anno prossimo vorrei iscrivermi all’università di scienze motorie, ed in particolare vorrei frequentare il corso di “scienze motorie preventive ed adattate” presso l’Università di Pavia, vicino alla sede del Team Equa, la squadra di Handbike e Paraciclismo che mi ha dato la possibilità di tornare a “sognare” anche grandi successi sportivi continuando a coltivare la mia più grande passione: il ciclismo! Ma di questo passo e senza una data nella quale conseguire la maturità, come posso coltivare questo “doppio” sogno?

Qualche anno fa questo non era il mio obiettivo: io volevo fare la fisioterapia, ma con la mancanza di un braccio ho dovuto cambiare sogno. I cambiamenti non mi spaventano affatto, sono una che se vuole qualcosa dalla vita da’ tutta se stessa e se la prende…ma devo avere la possibilità di sognarlo un altro sogno, ed il decreto legge del 13 aprile 2020, così come ad oggi abbozzato, mi sta privando di questa possibilità.

Non chiedo tanto, non chiedo scappatoie o privilegi, ma solo di avere la possibilità di lottare come tutti ed al pari di tutti per i miei diritti: ho solo bisogno di una “data certa”, ed in particolare chiedo di avere la stessa “data certa” (e non una data “da definire dopo la fine di una pandemia”) di tutti gli studenti italiani per potermi diplomare e poter cominciare un nuovo capitolo della mia vita, che nel mio caso spero tanto sia più sereno di quello trascorso.

Spero con tutto il cuore che prenda in considerazione che noi privatisti non siamo numeri, abbiamo tutti la nostra storia da raccontare, ed il diritto di vivere la nostra vita.

Spero anche possa leggere lei in persona questo scritto.

Cordialmente

Romelli Agnese

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