Con l’avvicinarsi della bella stagione, tra le attività all’aperto di cui molti potrebbero sentire il richiamo, c’è l’escursionismo in montagna. Appena si potrà tornare a uscire di casa (non solo per andare al lavoro o per motivi di necessità) è probabile che in molti (tra le prime attività del ritorno alla normalità) calzeranno gli scarponi.
Presidio dei territori scoscesi sono le strutture ricettive montane. Per riaprire un rifugio non basta tuttavia girare una chiave, servono manutenzioni, pianificazioni, personale da arruolare. Occorre tempo.
Quelli delle Orobie bergamasche negli ultimi anni sono stati pionieri di importanti sensibilità: l’accessibilità ai disabili e la promozione di progetti solidali e di stili di vita sostenibili. Non solo quindi luoghi dove consumare piatti tipici al cospetto di panorami da sogno.
La montagna insegna ai suoi frequentatori l’importanza del rispetto delle regole e ora più che mai potrebbe essere un luogo ideale da cui ripartire.
“Con i gestori dei rifugi, tenaci sentinelle della montagna, – afferma il presidente del Cai di Bergamo Paolo Valoti – stiamo riflettendo insieme per come sarà la prossima stagione, e confermiamo che i rifugi delle Sezioni e Sottosezioni CAI di Bergamo devono essere riaperti, nel pieno rispetto delle normative nazionali e regionali su questa emergenza, come luoghi per una accoglienza diversa e comportamenti nuovi ma sempre con lo stesso spirito di amicizia e solidarietà per tutti, perché i rifugi sono insostituibili presidi del territorio, spazio di soccorso e un posto sicuro per ogni necessità in montagna. I rifugi sono un servizio di pubblica utilità che tutta la collettività bergamasca deve sostenere, in particolare in conseguenza di questa smisurata valanga sanitaria”.