In provincia di Bergamo si lavora per riportare gli studenti delle superiori a scuola in presenza (al 75%, come previsto dal Dpcm del 3 dicembre) a partire dal 7 gennaio. Nella mattinata di oggi (venerdì 18 dicembre) si è svolta in Prefettura la seconda riunione del tavolo di coordinamento istituito dal prefetto, Enrico Ricci.
Compito del tavolo è definire il più idoneo raccordo fra gli orari d’inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale, in funzione dei mezzi utilizzabili. Questo anche per garantire il rispetto del coefficente di riempimento dei mezzi, fissato dal Dpcm del 3 dicembre al 50% della portata complessiva.
All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, l’assessora regionale ai Trasporti Claudia Terzi, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e i sindaci dei Comuni dove hanno sede le scuole superiori di maggiori dimensioni (nel nostro territorio Albino, Alzano, Clusone e Lovere), i vertici delle forze di polizia, il rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini, la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Patrizia Graziani, il direttore dell’Agenzia per il trasporto pubblico locale Emilio Grassi, i rappresentanti dell’Agenzia di tutela della salute e delle società che gestiscono il trasporto pubblico.
Durante la riunione, sono state anzitutto prese in esame le componenti che incidono sulla domanda di trasporto pubblico: nel 2019, nelle ore di punta, l’85% dei fruitori delle linee extraurbane e il 65% delle linee urbane era costituito da studenti. È inoltre emerso che attualmente la popolazione universitaria (24 mila iscritti a Bergamo) non incide sul trasporto pubblico locale in quanto l’attività didattica avviene unicamente a distanza. Anche l’utenza degli esercizi commerciali incide marginalmente, mentre lo smart working in tante aziende private e ancor più nel pubblico impiego ha ridotto considerevolmente l’utilizzo dei mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro.
È stato quindi approvato un documento operativo con le misure che ciascun attore, nell’ambito delle proprie competenze, dovrà mettere in atto entro il 30 dicembre. In particolare, le scuole superiori e i centri di formazione professionale dovranno suddividere gli ingressi degli studenti (con una rigorosa ripartizione del 50%) su due fasce orarie (8 e 10) e le uscite su quattro fasce orarie (12, 13, 14 e 15).
Le aziende di trasporto pubblico locale, rispetto all’offerta di servizi del settembre 2019, dovranno garantire negli orari d’ingresso e uscita degli studenti, l’incremento del 42% delle corse extraurbane e del 30% delle corse urbane, anche con l’impiego di bus a noleggio. Un sistema che sarà garantito anche nel caso di variazioni normative che dovessero determinare una riduzione della didattica in presenza. Il documento contiene anche disposizioni per un potenziamento dei servizi di controllo da parte dei dipendenti delle aziende presso le stazioni, le fermate e i punti di imbarco più affollati.
La Lombardia chiede lezioni in presenza al 50%
Nel frattempo, dalla Lombardia partirà la richiesta al Governo perché la ripresa delle lezioni in presenza dal 7 gennaio avvenga gradualmente – a partire dal 50% – per risolvere alcune criticità che potrebbero favorire una ripresa dei contagi.
Questo il senso della lettera che Regione, Comuni capoluogo, Anci, Upl e ufficio scolastico regionale, invieranno lunedì al Governo. Decisione condivisa al termine della riunione convocata dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, cui ha presenziato anche il prefetto di Milano Renato Saccone.
I partecipanti alla riunione hanno infatti convenuto che la percentuale del 50% è cautelativa, con l’obiettivo di arrivare gradualmente al 75% degli studenti presenti in aula. Altro punto condiviso, lo scaglionamento degli ingressi e delle uscite degli alunni dagli edifici scolastici.
Sul fronte trasporti, l’assessora Terzi ha rimarcato che per garantire sicurezza sui mezzi di trasporto la percentuale dei passeggeri deve restare al 50%, sottolineando che «per 50% non si intende la metà dei posti a sedere, quanto invece la metà della capienza disponibile che include anche i posti in piedi».
Stando alle prime stime, ancora provvisorie, per garantire il necessario distanziamento sui mezzi di trasporto e il loro conseguente potenziamento sarebbero necessari fondi per 100 milioni di euro.