FeaturedNotizie

Gandino, l’anno del Covid dipinto da Ivano Parolini

È compito degli artisti dar forma a quello che le parole spesso non riescono ad esprimere. Rendere in pochi tratti la complessità del reale. Disegni e colori possono così restituire il senso di un anno intero. Come a Gandino.

Da alcune settimane fa infatti bella mostra nel parcheggio multipiano di Piazza XXV aprile, a pochi passi dal municipio, il nuovo murale realizzato dall’artista Ivano Parolini. Le pareti in cemento armato della struttura sono state trasformate in un’enorme tela.

Parolini ha rappresentato su un’area di circa 50 metri quadrati (circa 16 metri per 3) un suo personale ricordo del 2020. «Ho dialogato idealmente con una tela di Antonio Balestra, il “Riposo nella fuga in Egitto” del 1715, presente in Basilica. È una libera interpretazione suggerita dagli eventi, per segnalare questo anno difficile che ha unito le nostre comunità nella lotta al Covid 19».

Il parcheggio di piazza XXV Aprile è un piccolo scrigno dell’arte di Parolini, che qui già aveva realizzato i suoi primi dipinti murali giovanili, raffiguranti un indiano ed un cane, che ora hanno ripreso vita nella parete affrescata a nuovo. Nel 2019 aveva inoltre completato, lungo la rampa di accesso al piano superiore, un altro grande murale di 5 metri per 3, con rappresentata una delle “maschere” linguacciute che fanno da chiave di volta alle arcate della cella campanaria del campanile della Basilica di Gandino. Un’iconografia insolita (e a molti sconosciuta) valorizzata dalla resa prospettica dell’opera, arricchita da motivi floreali.

Il murale del 2019

Ivano Parolini, 44 anni, nativo di Gandino e residente ad Orezzo, ha sviluppato la propria ricerca artistica dopo il diploma all’Accademia Carrara, quando espose, nel 1999, nella mostra alla Gamec curata da Vittorio Fagone, Mario Cresci ed Enrico De Pascale. Scelto da Marco Cingolani per una mostra alla Ciocca di Milano, è stato protagonista di importanti rassegne italiane ed estere. Nel 2014, con il progetto “Beauties” ha esposto allo Spazio Rosso Tiziano di Piacenza e nel 2015 ha proposto una performance a tema ad Expo, prima di presentare a Londra il suo “libro illustrato”, pezzo unico ispirato al romanzo “Da qualche parte nel mondo” di Chiara Cecilia Santamaria.

Ivano Parolini

Del 2016 sono l’installazione “Relitti” nella colonia Sciesopoli a Selvino legata alla Shoah ed il progetto “Anime”, in occasione del quale un grande “Crocifisso” dipinto da Parolini ha sostituito la pala maggiore di Ponziano Loverini nella Basilica di Gandino. “Anime” ebbe anche un’antitetico sequel fra calcarei giurassici alla Buca del Corno di Entratico, dove Parolini ha esposto il “Trichierotauro”: una scultura ossea alta circa 2,50 metri, con un’apertura alare di oltre 7 metri formata da ossa di toro, cavallo, capra, cinghiale, muflone, struzzo, asino e pecora e frutto di un lavoro manuale che l’ha impegnato per mesi.

Del 2018 è invece la performance “La Sposa” (denuncia contro la violenza sulle donne a ricordo di Pippa Bacca), cui hanno fatto seguito negli ultimi anni la mostra personale “Beauties 2.0” ad Alassio, l’installazione Flowers a Gandino, dedicata al Sinodo dell’Amazzonia e la scultura “Alzheimer” del 2020. Suo anche il progetto “Il Vitruviano”, che ha proposto una rivisitazione del capolavoro di Leonardo nella zona dei Navigli a Milano, con un intenso riferimento al tema della moderna sostenibilità ambientale.

Condividi su:

Continua a leggere

Coronavirus in Lombardia, i dati di domenica 17 gennaio
Campionati italiani sprint di fondo a Clusone, semaforo verde per la pista