Entro il 31 marzo 2021 aperto a tutti il progetto europeo di Citizen Science: coltivare legumi in campo o sul terrazzo di casa, per salvare la biodiversità e limitare il consumo di energia. Anche Bergamo protagonista con il Fagiolo di Clusven di Gandino e l’Orto Botanico Lorenzo Rota.
Una decina di semi per almeno cinque varietà, fra le oltre mille raccolte nel mondo: un semplice inizio per cambiare il mondo. Entrano in una fase cruciale nel corso del mese di marzo le le attività del progetto di ricerca europeo INCREASE che grazie ad un budget di oltre 7 milioni di euro, vede uniti 28 partner internazionali di 14 paesi diversi fra i quali, per la Bergamasca, anche la Comunità del Mais Spinato di Gandino che segue la valorizzazione dell’antico “Fagiolo di Clusven”, di concerto con l’Orto Botanico Lorenzo Rota di Bergamo.
Tutti i cittadini possono partecipare ad un grande esperimento di Citizen Science (scienza diffusa) scaricando online una specifica app (www.pulseincrease.eu) e contribuendo in prima persona all’innovativo progetto. “La partecipazione del pubblico alla ricerca scientifica – spiega Roberto Papa docente dell’Università delle Marche e coordinatore di INCREASE – sta diventando sempre più cruciale per aumentare la comprensione da parte di tutti della scienza e dei suoi benefici per la società. Ancora più importante, fa avanzare la ricerca scientifica stessa. Tutti i cittadini sono invitati a contribuire volontariamente e a testare un approccio innovativo decentralizzato per la conservazione, moltiplicazione e condivisione dei semi al fine di preservare l’agro-biodiversità. Tutto ciò di cui hai bisogno è un campo, giardino, terrazza o balcone”.
Una volta registrati sulla app (INCREASE CSA negli store per Ios o Android) si riceveranno a casa i semi: l’idea è coinvolgere tutti i cittadini riguardo all’urgenza di valorizzare il consumo di legumi per favorire la sostenibilità alimentare del pianeta. “Nel 2019 il rapporto IPCC (Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) intitolato “Cambiamento climatico e uso del suolo” (https://www.ipcc.ch/report/srccl/) ha indicato che la transizione alimentare verso nuove diete a base prevalentemente vegetale – spiega Papa – rappresenta una delle più “importanti opportunità di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici generando significativi benefici in termini di salute umana”.
Tuttavia, soprattutto nel campo dei legumi alimentari, gli investimenti nella conservazione dell’agro-biodiversità e nella ricerca sono estremamente limitati, portando a un potenziale genetico in gran parte inesplorato di queste importanti colture alimentari di base. La Val Gandino è presente come detto con l’antica varietà del “Fagiolo di Clüsven”, un legume della famiglia Phaseolus coccineus coltivato da oltre un secolo nella località di Clüsven in comune di Gandino. Lo stesso territorio dove dal 1632 venne coltivata la varietà del Mais Spinato di Gandino. La famiglia contadina Bonazzi (Congenta), trasferitasi da Cazzano S.Andrea a Clüsven sin dalla prima metà dell’Ottocento, ha coltivato in quella zona mais e fagioli. Roberto Colombi ai primi degli anni ’60, sposando una delle figlie Bonazzi, ha sempre coltivato in quel di Gandino, località “Rastei” i semi ricevuti dai Bonazzi.
In coincidenza con Expo 2015, l’Orto Botanico L. Rota di Bergamo ha seminato i fagioli di Clüsven nella Valle della Biodiversità in Astino a Bergamo Nel 2016 è stata avviata la prima prova in orto della coltivazione in consociazione del Mais Spinato di Gandino e del Fagiolo di Clüsven. Il legume seriano è iscritto nell’«Arca del gusto» di Slow Food dal 2016 e viene utilizzato nelle minestre di verdura, con la pasta e fagioli ed in umido con pomodori e spezie. “Abbiamo avviato un primo progetto specifico con l’Orto Botanico Lorenzo Rota di Bergamo, diretto da Gabriele Rinaldi – spiega Filippo Servalli, past presidente della Comunità del Mais Spinato di Gandino – e nel 2022 allargheremo la coltivazione in campo alla realtà della Val Gandino. I temi del progetti INCREASE sono quelli che da oltre dieci anni connotano la nostra attività, che ha aperto orizzonti concreti nell’ambito dei cereali antichi, ma anche del lino, della bachicultura e della lana. Cinquanta fagioli possono davvero cambiare il mondo”.